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                senza notificargli le accuse, non ostante «haverse hincado de rodillas
                ante muchos cardenales y aún con lágrimas», finché il conte di Mon-
                terrey, con l’aiuto dello stesso estensore del Discurso, si rese conto che
                il vero obiettivo era quello di inviare un vicario apostolico e protestò
                con il segretario della Congregazione dei Vescovi e Regolari, monsignor
                Fagnano. Questi, «viendo que el intento de Roma se descubría», fece
                in modo di modificare il titolo di Cellesi da visitatore in commissario,
                «pero con orden secreta, como los efectos han mostrado de esercer
                toda la jurisdicción que pudiese en Sicilia por tener actos positivos». Il
                commissario, infatti, «acquirió y asentó tanto actos positivos quanto el
                mismo Baronio no se soñó y se sabe la fiesta que desto se ha hecho
                en Roma y la admiración de que se haya permitido», mentre il giudice
                della Regia Monarchia de Neyla, «ciegado de la pasión contra los obi-
                spos»,  arrivò  a  scrivere  al  re  che  appoggiava  incondizionatamente
                l’operato del Cellesi. Inoltre, l’arcivescovo di Messina fu convocato a
                Roma senza che il suo processo davanti alla Congregazione dei Vescovi
                e Regolari fosse stato «substanciado» .
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                   Nel frattempo, il commissario apostolico Cellesi era arrivato a Mes-
                sina, dove si fermò per 11 mesi, con un salario giornaliero di più di 25
                scudi, «incluso lo del escribano de la causa», ed esercitando la facoltà
                di «pequisidor delegado y juez de comisión» contro reati non di sua
                competenza,  considerato  che  nella  sua  lettera  d’incarico  essi  non
                erano dettagliati né «en genere ni en especie», cosa mai vista «en tribu-
                nal alguno de la christianidad». Eppure, istruì un processo contro l’ar-
                civescovo riempiendo di insulti un migliaio di pagine ed esaminando
                qualcosa come 400 testimoni,

                todos  presos,  confinados,  conjurados  y  condenados,  dando  licencia,  y  lla-
                mando a todos para que cada uno diga todo lo que quisiere, que lo [el arzo-
                bispo] menosprecien, que lo tachen, que lo injurien que lo befen, que lo afren-
                ten, y que lo deshonren, los unos diciendo que es un pirata, los otros que es
                bandolero, los otros que es capitán de armas, ladrón, vellaco, assassino contra
                todo derecho.

                   Tutta questa alacre attività processuale si tradusse in un guadagno
                finanziario per gli uffici della Curia romana, che «solo por la copia y
                translado» della documentazione pretesero la somma di 700 ducati,
                «que es el fin a que se meta papel, posponiendo la propria conciencia
                y el decoro universal de la dignidad obispal» . I testi escussi da Cellesi
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                   74  Ivi, cc. 7r-8r. Il riferimento a Baronio è legato alla sua forte opposizione nei confronti
                del privilegio della Legazia apostolica, da lui ritenuto addirittura falso, che gli costò la man-
                cata elezione a pontefice nel 1605: cfr. F. D’Avenia, La Chiesa del re cit., p. 29.
                   75  Ivi, cc. 8v-9v; cfr. Aav, Cvr, vol. 308, Breve Ristretto, e Sommario [che al contrario
                è molto esteso e dettagliato] della prova et verificatione dei delitti, et eccessi commessi da



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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