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Il sud Italia nello sguardo di due viaggiatrici settecentesche. Un approccio storico 347
Giannone. Molte pagine sono state dedicate poi ai condizionamenti
religiosi e alla censura libraria tra Chiesa e Stato , come pure ai
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limiti del rinnovamento settecentesco (carenza di giornali, debolezza
editoriale, assenza di un vero ‘ceto intellettuale’, gravezze doganali e
fiscali), pur rilevando, al tempo stesso, l’incremento della presenza
provinciale nell’attività culturale. In tutto questo, l’alfabetizzazione e
quelle che sono state definite le «vie della scrittura» sono apparse
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lente e dense di contraddizioni, irte di difficoltà e di incomprensioni,
ma hanno portato progressivamente masse di popolazione a liberarsi
di varie forme di infelicità, di sofferenza e di sottomissione .
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Ma qual era il Mezzogiorno percepito dai viaggiatori in età mo-
derna, e come guardare alla letteratura odeporica? Augusto Placa-
nica alla fine degli anni ’80, riflettendo sui viaggiatori come ‘fonte’
della storia meridionale, riconosceva l’importanza della letteratura di
viaggio per un territorio, come il Mezzogiorno, (storiograficamente
parlando) stretto fra la penuria delle testimonianze documentarie di
carattere ‘narrativo’ e le difficoltà delle fonti seriali. «È forse per que-
sto – scriveva lo storico – che, da quattro secoli a questa parte, pare
che la più vivace e vissuta memoria storica del Mezzogiorno d’Italia
sia stata delegata ai protagonisti del Grand Tour, ai viaggiatori stra-
nieri mossi al devoto pellegrinaggio da una mai sopita nostalgia verso
le terre del sole e dell’antica civiltà mediterranea» . Quei viaggiatori
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che, attratti dal mito del Sud, a molti studiosi sembrano descrivere
l’universo meridionale con un alto livello di oggettività e di compiu-
tezza; e quel profondo Sud che dalla prosa dei pellegrini riceverebbe
una sorta di ‘risarcimento’, in termini sia di recupero documentario,
sia soprattutto affettivo .
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Ma per Placanica, che richiamava subito dopo le legittime (e sem-
pre attuali) distinzioni tra mito e realtà del Sud , c’era un altro
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13 M. Sabato, Poteri censori. Disciplina e circolazione libraria nel Regno di Napoli fra ’700
e ’800, Prefazione di G. Galasso, Congedo editore, Galatina, 2007; Ead., Il sapere che brucia.
Libri, censure e rapporti Stato-Chiesa nel Regno di Napoli fra ’500 e ’600, Congedo editore,
Galatina, 2009.
14 M.R. Pelizzari (a cura di), Sulle vie della scrittura. Alfabetizzazione, cultura scritta
e istituzioni in età moderna, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1989.
15 G. Galasso, Storia del Regno di Napoli cit., vol. VI, Società e cultura del Mezzogiorno
moderno, pp. 1009-1284.
16 A. Placanica, La capitale, il passato, il paesaggio cit., p. 165. I testi dei viaggiatori
stranieri, dall’indubbia prevalenza di stereotipi, sono stati privilegiati in particolare dalla
cultura italiana più incline ad ascoltare i termini vecchi e nuovi della ‘questione meri-
dionale’ (ivi, p. 170).
17 Ivi, pp. 165-167.
18 Particolarmente significativi, al riguardo, i lavori (e i titoli) di A. Mozzillo: Il cafone
conteso, Dedalo, Bari, 1974; La dorata menzogna. Società popolare a Napoli tra Sette-
cento e Ottocento, Introduzione di G. Galasso, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1975;
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)