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350 Milena Sabato
fratelli, padri e mariti, ma anche da sole, sfidando i vincoli sociali, oltre
che i disagi oggettivi del viaggiare. Viaggiare senza accompagnatore
poteva compromettere la reputazione delle donne, per via dell’inevita-
bile promiscuità dei mezzi di trasporto e delle locande. Se erano tolle-
rati i viaggi intrapresi per motivi di salute, l’istruzione, in particolare,
metteva fortemente in discussione la tradizione, ed era del tutto asso-
ciata a una pratica emancipazionista, dal momento che la trasgres-
sione compiuta dalla donna diveniva doppia: abbandono della dimen-
sione domestica e ‘registrazione’ dell’esperienza eversiva in scritti ode-
porici diversificati, privati (ma molto spesso dati alle stampe successi-
vamente) e pubblici. Scritti, con una linea di tendenza legata a una
certa colloquialità, a una tipicità specificamente femminile di scelte di
oggetti e di attenzioni (cibo, abbigliamento, arredamento, educazione,
condizione femminile), lungo un percorso che divenne progressiva-
mente più intimo e riflessivo. A tutto questo si aggiungeva la pericolo-
sità del viaggio, con strade sconnesse, mezzi di trasporto scomodi, al-
loggi di ventura o completamente assenti. Se poi pensiamo al Sud Ita-
lia, la prudenza non era mai troppa .
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Fino alla seconda metà del Settecento, inoltrarsi in generale nei ter-
ritori meridionali, specie lasciandosi alle spalle gli agi e gli splendori
di Napoli, non era certo una decisione facile. Significava affrontare un
viaggio il più delle volte disagevole, lungo le impervie, inadeguate e
rare reti stradali che collegavano la ricca capitale del Regno alle pro-
vince; e coloro che desideravano spingersi fino in Sicilia sceglievano di
aggirare la Calabria e raggiungere Palermo via mare da Napoli . Te-
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stimonianza ne sono le parole del naturalista svizzero Carl Ulysses von
Salis-Marschlins, il quale, a seguito del suo viaggio nel Regno di Napoli
nel 1789, scriveva (ripetendo l’opinione di Giuseppe Maria Galanti) che
25 Sul grand tour femminile si veda B. Dolan, Ladies of the Grand Tour, HarperCol-
lins, London, 2001; P. Guida, Scrittrici con la valigia. Capitoli e censimento dell’odeporica
femminile italiana dall’Antichità al Primo Novecento, Congedo editore, Galatina, 2019,
pp. 95-137; A. Brilli, Le viaggiatrici del Grand Tour. Storie, amori, avventure, il Mulino,
Bologna, 2020. Per alcuni nomi di viaggiatrici straniere che, dal primo Settecento, sog-
giornarono in Italia per studiare l’arte italiana o per perfezionarsi, pratica che si man-
tenne anche nei tempi successivi, cfr. P. Guida, Scrittrici con la valigia cit., pp. 96-97,
nota 134. Si veda, inoltre, sempre ivi, pp. 99-106, per la figura di Lady Mary Wortley
Montagu, considerata per le sue Letters (date alle stampe postume contro la volontà
della figlia) pioniera del genere odeporico femminile, principalmente per l’entusiasmo e
l’interesse con cui affronta persino le difficoltà oggettive che il viaggiare comportava.
26 C’era però anche chi giungeva nell’isola via terra e persino a piedi. Di questo, degli
itinerari dei viaggiatori in Sicilia e, più in generale, dell’appartenenza dell’isola al circuito
dell’Europa viaggiata, e dunque terra di esperienze odeporiche attraverso i secoli, ne
parla Orazio Cancila nella sua Introduzione. La Sicilia dei viaggiatori in S. Di Matteo,
Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli Arabi alla seconda metà del XX secolo. Repertorio,
Analisi, Bibliografia, Istituto siciliano di studi politici ed economici, Palermo, 1999 (3
voll.), vol. I, pp. 9-15.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)