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                finiamo nell’imbatterci con il problema da cui eravamo partiti: esiste
                una distinzione tra comparazione universalistica e comparazione sto-
                rica? Si possono comparare civiltà o religioni attraverso il tempo e lo
                spazio?


                Comparazione, etnocentrismo, storia delle civiltà

                   Nelle  scienze  sociali  era  stato  Emile  Durkheim  ad  affermare  con
                nettezza che «la sociologia comparata non è un particolare branca della
                sociologia; è la sociologia stessa nella misura in cui cessa di essere
                puramente descrittiva e aspira a rendere conto dei fatti» . Per la storia
                                                                     21
                come disciplina la necessità della comparazione si manifesta assai tar-
                divamente .  Nel secolo della modernità borghese, la ricerca storica
                          22
                era più attenta a problemi quali la prossimità e la verificabilità delle
                fonti (d’archivio e/o della pubblicistica) e, profondamente, impegnata
                sulla formazione delle identità nazionali, sulla costruzione degli stati,
                sulla storia politica. Insomma, più che comparare si studiavano i pro-
                cessi di state building e national building che avevano contraddistinto
                il modello statuale e politico del continente a giustificazione della su-
                periorità europea e del suo diritto di dominare il mondo.
                   Tuttavia, già agli inizi del XX secolo la fiducia nel progresso “euro-
                peo” iniziava a sfaldarsi. Intellettuali di diverse origini culturali cerca-
                rono nella "storia" una spiegazione alla decadenza morale e politica
                della  civiltà  occidentale,  avviata  inesorabilmente  verso  la  catastrofe
                della Grande Guerra. Sintesi generali come quella di Oswald Spengler
                o  Arnold  Toynbee  si  caratterizzarono  per  un  approccio  metastorico
                fondato sull'analisi dei cicli dell'ascesa e della decadenza delle civiltà .
                                                                                  23
                   Le civiltà erano, dunque, comparate su profilature sociali, religiose,
                razziali che prescindevano della contestualizzazione storica. La storia
                comparata delle civiltà restò fortemente legata alla pretesa universali-
                stica della cultura europea. Il solo fatto di mappare il mondo ordinan-
                dolo in un caleidoscopio di civiltà, la cui posizione occupata nello spet-
                tro era determinata dalla relazione più o meno prossima all’Europa,
                implicava  la  centralità  dell'Occidente.  Coloro  che  si  cimentarono
                nell'impresa non erano storici di professione, pur provenendo da espe-
                rienze culturali differenti, avevano in comune un atteggiamento “anti-


                   21   E. Durkheim, Les Règles de la Méthode Sociologique Librairies Felix Alcan, Paris
                1895. Traduzione italiana, Le regole del Metodo sociologico, Edizioni di Comunità, Mi-
                lano, 1963, I ed.
                   22  R. Grew, The Case of Comparing Histories cit. p. 776.
                   23  Il termine di metastoria è stato usato da P. Costello, World Historians and Their
                Goals:  Twentieth-Century  Answers  to  Modernism,  Northern  Illinois  University  Press,
                DeKalb, 1993.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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