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La comparazione storica di fronte allo ‘spatial turn’: dilemmi e virtù di un metodo 385
moderno” fortemente ambivalente nei confronti della tecnologia e, in
qualche caso, fortemente votato all'individualismo nichilista . Più che
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un settore disciplinare la storia delle civiltà era un genere saggistico-
letterario-filosofico. «La World History – scrive Costello – nel ventesimo
secolo fu la disperata risposta alla crisi del modernismo, attraverso il
tentativo di trovare nella storia una ricerca alla fede nel progresso dei
positivisti del diciannovesimo secolo» .
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Negli Stati Uniti, emersi dal secondo conflitto mondiale come su-
perpotenza, la World History ebbe maggiore successo come una mate-
ria di insegnamento nei corsi universitari per introdurre lo studio di
altre società diverse da quella americana; oppure prese il posto della
disciplina di filosofia della storia; o al più occupò nei manuali di storia
una sorta di capitolo iniziale di contesto . La "storia mondiale" venne
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così relegata ad essere una disciplina fast food per corsi di studio uni-
versitari per fornire a studenti che poco o nulla sapevano della storia
di altre regioni o paesi una conoscenza di base . Allo stesso modo
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fecero la loro comparsa gli area studies per fornire agli studenti occi-
dentali (americani, ma anche inglesi e francesi) conoscenze su aree del
mondo rimaste ai margini dello sviluppo . Non stupisce, quindi, che,
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nel 1971, la rivista Daedalus pubblicasse un numero monografico
sulle principali tendenze storiografiche nel quale la world history non
era neppure menzionata.
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Tuttavia, fin 1962, era stato già pubblicato un libro fondamentale
The Rise of the West che, muovendo degli studi sulle civiltà, avrebbe
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aperto «agli storici professionisti le porte del global thinking». In que-
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sto caso la World History piuttosto che un genere era un campo di
studi all'interno della disciplina storica. William H. McNeill affrancò la
tradizionale storia universale dalla comparazione valutativa di civiltà
poste in un contesto astorico provando ad integrare i popoli extraeu-
ropei in una dimensione di storia totale dell'umanità. L'impianto strut-
24 Costello tra costoro indica H. G. Wells, Oswald Spengler, Arnold Toynbee, Pitirim
Sorokin, Christopher Dawson, Lewis Mumford.
25 P. Costello, World Historians and Their Goals cit., p. 48.
26 R. Grew, Expanding Worlds of World History, «The Journal of Modern History»,
Vol.78, N. 4 (December 2006), pp. 878-898; G. Allardyce, Toward World History: Ameri-
can Historians and the Coming of the World History Course, «The Journal of World His-
tory», Vol. I, N.1 (1990), pp. 23-76.
27 R. Grew, Expanding Worlds of World History cit. p. 878
28 L. Di Fiore, M. Meriggi, La World History. Le nuove rotte della storia, Editori La-
terza, Bari, 2011, p. 27.
29 P. Manning, Navigating world History. Historians create a global past, Palgrave,
MacMillan New York, 2003.
30 W.H. McNeill, The rise of the West; a history of the human community, Chicago
University Press, 1963.
31 P. Manning, Navigating world History cit. p. 16.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)