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244 Patrizia Sardina
mischiavano con quelli posseduti dal marito al tempo del matrimonio
o acquisiti in seguito, anche se il marito li amministrava, alla figlia
spettava la dote, ma era esclusa dalla successione . Nel Trecento il
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contratto matrimoniale in comunione dei beni rimase il più diffuso ,
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ma crebbe gradualmente la logica patrilineare per non smembrare il
patrimonio . Il modello agnatizio s’impose nel Quattrocento, prima a
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livello feudale e nobiliare, poi «cittadino-aristocratico ed alto-bor-
ghese», solo i meno abbienti mantennero la comunione dei beni e il
patrimonio indiviso .
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Matteo Sclafani, conte di Adrano, sposato con Beatrice de Calvellis
more grecorum, modificò più volte le disposizioni testamentarie. Nel
1333 stabilì che se la moglie fosse rimasta vedova avrebbe potuto edu-
care la figlia, altrimenti «auferatur ab ea dicta domina Aloisia et tra-
datur nobili domine Philippe», moglie di Nicola Abbate. Nel 1345 di-
spose che un eventuale postumo «educetur et alimentetur penes ma-
trem». Nel 1348 ritornò l’obbligo della vedovanza per educare i figli,
inoltre, il matrimonio sarebbe stato considerato more latinorum solo se
fossero sopravvissuti figli. L’obbligo cadde nel 1354, quando Matteo
nominò eredi universali i nipoti Guglielmone e Matteo, figli di Aloisia e
Guglielmo Peralta . Nel 1398 Nicola Peralta, conte di Caltabellotta,
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legò alla moglie Isabella Chiaromonte i redditi di Bivona, finché fosse
rimasta vedova, e nominò la madre Eleonora tutrice delle figlie . Alla
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morte di Nicola, la vedova si risposò con il catalano Francesc Castellar
che rivendicò la dote di Isabella e la terra di Bivona, contesa dalla figlia
Margherita .
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Nella Palermo del Trecento, le vedove potevano essese procuratrici
dei figli, le mogli dei mariti. Nel 1341 Contessa, vedova di Giovanni de
Casalasco, permutò un terreno per una casa, come procuratrice dei
figli, suor Rosa e frate Giacomo, maggiori di 20 anni . Lo stesso anno
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Simone de Palumba nominò procuratrice la moglie Giovanna, per ven-
dere un fondaco a Cefalù . Nel 1357 fu ritenuto valido un atto
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39 Ivi, pp. 218-219.
40 Ivi, p. 145.
41 Ivi, p. 242.
42 A. Romano, Famiglia, successioni e patrimonio familiare nell’Italia medievale e mo-
derna, G. Giappichelli Editore, Torino, 1994, p. 149.
43 M.A. Russo, I testamenti di Matteo Sclafani (1333-1354), «Mediterranea. Ricerche
storiche», 5 (dicembre 2005), docc. I-III.
44 Ead., Sciacca, l’Infanta Eleonora e Guglielmo Peralta: tre nomi intrecciati in un’unica
storia, «Schede medievali», 38 (gennaio-dicembre 2000), p. 293
45 Ivi, pp. 243-246. Nel 1407 il re stabilì che Isabella avesse 11.000 fiorini entro due
anni, oppure Bivona.
46 Asp, N, reg. 3, Salerno de Peregrino, cc. 39v-4v. Il 9 settembre i figli ratificarono
la permuta.
47 Asp, N, reg. 82, Enrico de Cortisio, cc. 53v-54v.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)