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248 Patrizia Sardina
Albamonte de Falconerio, vedova del cavaliere Giovanni de Came-
rana, volle essere sepolta a Santa Caterina, con l’abito delle domeni-
cane, e nel testamento del 1318 donò un tenimentum di case al mona-
stero per costruire un ospedale per i poveri e i malati. Legò al mona-
stero il casale Misylabidus, nel territorio di Marsala, per lo stipendio
dell’ospedaliere, liberò due schiave e le loro figlie a patto che lavoras-
sero nell’ospedale una volta alla settimana. Fra gli esecutori testamen-
tari figurava il priore di Santa Caterina. Legò un calice e un abito sa-
cerdotale al predicatore Martino de Panormo, inquisitore degli ere-
tici . I Domenicani dovettero condizionare anche Margherita de
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Blanco, vedova di Giovanni de Calatagirono, barone di Santo Stefano,
che nel 1356 chiese di essere sepolta nella cappella di Santa Marghe-
rita, fondata a Santa Caterina, cui legò un credito di 400 onze. Fra i
testimoni figuravano quattro domenicani: il priore Bonansinga Grillo,
il lettore Giovanni de Pactis, i frati Antonio de Panormo e Bartolomeo
de Raymundo .
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Nel Trecento la più importante vedova legata ai Benedettini fu Pre-
ziosa Abbate, moglie del cavaliere navarrese Garsiolo de Yvar e madre
di Giovannella, che preferì non risposarsi. La sua scelta fu rimarcata
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da papa Urbano V che la definì «nobilem mulierem Pretiosam de Ab-
bate, viduam Panormitanam» . Nel 1348 Preziosa inviò a Sciacca il
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notaio Guglielmo de Medico, con l’incarico di rendere esecutiva la let-
tera regia che aveva annullato l’assegnazione di alcuni suoi beni ad
altre persone. Dieci anni dopo era trattenuta a Palermo, occupata dai
Chiaromonte, ormai signori della città, e il re autorizzò Enrico Abbate
a percepire i redditi dei beni di Preziosa posti a Sciacca. La vedova
sostenne ingenti spese per pagare Dino de Pampara, che patrocinò
diverse cause presso la Magna Regia Curia. Tra il 1357 e il 1362, Pre-
ziosa amministrò beni a Palermo e nel suo territorio: affittò il giardino
di La Fossa presso il fiume dell’Ammiraglio (Oreto), la bottega di con-
trada Macello Magno (Vucciria), il mulino di La Bunachia (Bonagia) al
Seralcadio, concesse a mezzadria la vigna di contrada Chanzeri, in en-
fiteusi la vigna di Falsomiele e il giardino di contrada Bulchamari.
Priva di eredi in seguito alla morte della figlia, nel 1366 la vedova fondò
67 P. Sardina, Il monastero di Santa Caterina e la città di Palermo (secoli XIV e XV),
Associazione mediterranea, Palermo, 2016, pp. 107-108.
68 Asp, Tsms, perg. 211; Asp, Crs, S. Domenico, reg. 338, libello estratto dal processo
contro Santa Caterina.
69 L. Sciascia, Nobili navarresi nella Sicilia di Federico III: Asiain, Simen de Aibar,
Olleta, Caparroso, «Príncipe de Viana», anno LXIII, 225 (gennaio-aprile 2002), p. 164.
70 M. Hayez, A.M. Hayez (a cura di), Urbain V (1362-1370), Lettres communes, École
française de Rome, Rome 1981, t. VII, pp. 173-174, doc. 21715.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)