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                indossare stivali nuovi e assicurare nuove scarpe anche alle madri 150 .
                Nel 1333 Gioia, vedova di Nicolò de Perdicario, pose il figlio Enrico al
                servizio di un calzolaio per quattro anni, con la fideiussione del figlio
                Marco. Il primo anno avrebbe ricevuto una tunica e le scarpe, a partire
                dal secondo Enrico le scarpe, la madre 2 augustali e due paia di zoc-
                coli 151 . Nel 1341 Margherita, vedova di Giovanni Chirchello, pose Pie-
                truccio per otto anni al servizio di un corrigiarius che gli doveva dare
                abiti di lana e di lino, colorati d’estate, «mactarella seu albasio» d’in-
                verno. Pietruccio avrebbe potuto dormire a casa della madre «ad vo-
                luntatem ipsius Margarite» 152 . Non tutti i garzoni avevano a disposi-
                zione un letto. Nel 1337 Gilla, vedova di Francesco Monteleone, pose
                Bartolomeo al servizio del carpentiere Guglielmo de Vita, per 10 tarì
                annui, vitto e un sacco di paglia per dormire 153 .
                   In Sicilia si testava a 14 anni, si gestivano affari a 18 154 . Le madri
                potevano accompagnare gli apprendisti dal notaio e giurare sui Van-
                geli che avevano più di 14 anni, come fecero nel 1336 Bianca, vedova
                di Giunta Chiccono, e Perna, vedova di Nicolò de Camerata, i cui figli
                avrebbero lavorato in una sartoria, 155  e nel 1337 Muscata, vedova di
                Bernardo, il cui figlio fu assunto da un farsettaio 156 . Nel 1359 Marghe-
                rita, vedova di Clemente de Parisio, pose Pietruccio, di 15 anni, al ser-
                vizio di Giacomo Millisio, per vendere vino 157 . Nel 1323 Giacomino, or-
                fano di Giovanni de Salem, a 18 anni, s’impegnò a lavorare per il notaio
                Bartolomeo Citella in presenza della madre Fiore, con la clausola che
                non avrebbe dovuto zappare  158 . Nel 1339 Filippo, figlio di Perna, ve-
                dova del magister intagliator Bernardo Catalano, a 14 anni, entrò al
                servizio di un calzolaio con il consenso della madre 159 .







                   150  Matteo, figlio di Giovanna, vedova di Berardo Muroldi, avrebbe avuto 17 tarì e
                due paia di stivali, la madre calzari e pianelle (Asp, N, reg. 2, Salerno de Peregrino, c.
                256r-v, 16 maggio 1337); Nino, figlio di Grazia de Pularia, vedova di Artale de Caligis,
                17 tarì e due paia di stivali (Ivi, c. 296r, 22 giugno 1337)
                   151  M.S. Guccione, Le imbreviature del notaio Bartolomeo cit., doc. 328.
                   152  Asp, N, reg. 3, Salerno de Peregrino, c. 78r-v.
                   153  Asp, N, reg. 2, Salerno de Peregrino, cc. 299v-300r.
                   154  V. La Mantia, Antiche consuetudini cit., p. 194.
                   155  Asp, N, reg. 2, Salerno de Peregrino, cc. 58v-59r e 139r.
                   156  Asp, N, reg. 4, Salerno de Peregrino, c. 108v.
                   157  Asp, N, reg. 122, Bartolomeo de Bononia, cc. 114v-115r.
                   158  Asp, N, reg. 1, Salerno de Peregrino, cc. 41v-42r.
                   159  Asp, N, reg. 5, Salerno de Peregrino, c. 48r. Filippo avrebbe avuto un’onza, due
                paia di stivali nuovi di montone, la madre Perna avrebbe ricevuto due paia di calzari e
                due di pianelle.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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