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Tra cielo e terra: la condizione vedovile a Palermo nel tardo medioevo 265
la cappella di Sant’Andrea 169 . Ruppe gli schemi Bartolomea, vedova di
Ruggerino de Henrico, che dotò da sola la figlia Giovanna, sposa di
Filippo de Maynerio, 170 e nel 1371 modificò il testamento redatto
quando era malata, legando 8 onze a Benvenuta, figlia di Domenico
Gambulino, per la dote, anziché 2 onze a ogni convento della quadri-
logia mendicante per messe cantate 171 .
Le ricche vedove prendevano i voti in tarda età, dopo avere gestito
i beni di famiglia ed essersi occupate di figli e nipoti. Oltre alla suc-
citata suor Giovanna Crispo, al secolo Allegranza de Pizzinga, che
alla morte del marito si occupò a lungo dei beni di famiglia ed entrò
nel monastero in Santa Caterina in età avanzata, ricordiamo Tom-
masa, vedova di Bartolotto de Speciario, tutrice dei figli Bartolomeo
e Andrea, che a partire dal 1352 gestì le sue proprietà 172 , nel 1367
versò 4 onze «iure ingressus sui monacatus» 173 , nel 1385 era mo-
naca di San Salvatore 174 .
Il chiostro era un porto sicuro per le vedove dei ribelli condannati a
morte o all’esilio, «placed under the peculiar burden of their dead
husbands’ sentences» e costrette a patire isolamento e maldicenze, ol-
tre ai rovesci della fortuna causati dalle confische 175 . Nonostante le
apparenti somiglianze, è diverso il caso di Riccarda, figlia del miles
Orlando de Cavalerio (o de Milite) e di Lucia Brancifore, vedova del
conte Andrea Chiaromonte, vicario di Sicilia, giustiziato nel 1392 per
volere di Martino il Vecchio, duca di Montblanc, che pose fine alla si-
gnoria della potente famiglia sulla città di Palermo. Subito dopo la de-
capitazione di Andrea, il duca largì 20 onze a Riccarda, che preferì
lasciare Palermo e rifugiarsi nel castello di Mocarta, presso Matteo de
Cavalerio, l’unico dei suoi fratelli che non si era ribellato. Nel testa-
mento del 1403 Matteo le affidò i nipoti Giovanni e Antonello fino alla
maggiore età. Solo in seguito Riccarda entrò nel monastero cistercense
169 M.L. Gangemi (a cura di), Il tabulario del monastero di San Benedetto di Catania
(1299-1633), Società siciliana di storia patria, Palermo 1999, doc. 78; Asp, Sn, 85, cc.
95r-97v (12 gennaio 1375).
170 Asp, N, reg. 122, Bartolomeo de Bononia, cc. 143v-143r bis e 186v-187v.
171 Asp, N, reg. 125, Bartolomeo de Bononia, c. 22v.
172 Asp, N, reg. 119, Bartolomeo de Bononia, cc. 95v-96r, 124r-125r, 148v-149v. Nel
1352 Tommasa vendette mirto, concesse a gabella per 10 anni un giardino e una vigna
per un’onza annua, legna, ciliegie, arance, diede in enfiteusi perpetua una vigna con
alberi per un censo di 12 tarì, tutte le olive e una quantità prestabilita di mandorle,
fichi, carrube.
173 Asp, N, reg. 122, Bartolomeo de Bononia, cc. 141v-142r.
174 Asp, Sn, 4N, Giovanni de Iudice Facio, cc. 2r-4v.
175 L. Mirrer, Introduction cit., p. 7. Cfr. A. Morton Crabb, How Typical was Alessan-
dra Macinghi Strozzi of Fifteenth-Century Florentine Widows?, in L. Mirrer, Upon My Hus-
band’s Death cit, pp. 47-68.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)