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268 Rosanna Alaggio
zione di quei comportamenti e di quelle esperienze dello spazio urbano
in grado di chiarire attraverso quali meccanismi può essersi sedi-
menta, nel corpo sociale, una consapevolezza diffusa della natura ir-
rinunciabile di utilità collettiva che rivestono alcuni settori, come pure
la diversa connotazione identitaria assunta, per alcuni gruppi, da
comparti a specifica destinazione funzionale. Nell’approfondimento di
questi temi alcune città costiere della Puglia restituiscono testimo-
nianze particolarmente utili.
Caratterizzate in età angioino-aragonese da una apprezzabile viva-
cità economica e da un significativo sviluppo politico-istituzionale,
molti centri costieri di Terra di Bari e di Terra d’Otranto si rivelano
scenari privilegiati di molti di quei processi che potremmo porre all’ori-
gine della costituzione degli spazi della “fruizione comune” o, ancora
più ampiamente, “delle relazioni sociali”. Definizioni, queste ultime,
entrambe ritenute preferibili alla nozione di “spazio pubblico”, che
pure si trova largamente impiegata dalla ricerca sulle città del Mezzo-
giorno medievale . Si impongono infatti alcune considerazioni prelimi-
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nari rispetto a questo impiego diffuso del concetto di “pubblico”, pur
nelle sue molteplici accezioni, particolarmente nell’indagine sulla ge-
nesi della percezione dello spazio urbano, nella sua interezza o per
singole frazioni, da parte della struttura sociale che lo anima. Come
pure è indispensabile un chiarimento circa la natura e i limiti dei con-
tenuti della documentazione cui fino ad ora si è fatto ricorso per af-
frontare questo argomento.
La definizione di “spazio pubblico” come categoria giuridica, la cui
codificazione è avvenuta notoriamente solo molto più tardi, risulte-
rebbe, e non solo per la singolarità del contesto geostorico di riferi-
mento, inappropriata perché implicherebbe l’intervento di un’autorità
sovraordinata nell’attribuzione della condizione di “bene pubblico”,
quindi di proprietà dello Stato che ne impedisce l’appropriazione indi-
vidualistica da parte di chi ne fa uso . Richiamarne poi la destinazione
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funzionale ricorrendo ad una generica accezione di “pubblico”, oltre ad
avere uno scarso valore euristico – tanto varrebbe mutuare strumenti
concettuali più adeguati a definirne la sostanza fattuale, dalla teoria
sociale, dall’approccio antropologico o dal paradigma urbanistico –
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2 Si veda ad esempio G. Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel
Mezzogiorno medievale, Laveglia&Carlone, Salerno, 2016.
3 F. Di Lascio, Espace public et droit administratif, «Philonsorbonne», 8 (2014),
(http://philonsorbonne.revues.org/584).
4 M. Serino, Spazio e spazialità nell’opera di Simmel e Durkheim, «Quaderni di Socio-
logia», 15 (2017), pp. 37-54; G. Mandich, Spazio e tempo: prospettive sociologiche, Fran-
coAngeli, Milano, 1996; D. Pacelli, C. Marchetti (a cura di), Tempo, spazio e società. La
ridefinizione dell’esperienza collettiva, FrancoAngeli, Milano, 2007; U. Hannerz, Explo-
ring the City: Inquiries Toward an Urban Anthropology, Columbia University Press, New
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)