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                stagione nella zona a nord della capitale, che interessava anche gli
                abitanti di «tutta la comarca de’ Colli, S. Polo e vicinanze» . Infatti,
                                                                          53
                nell’insorgere e nella diffusione della malattia giocava un ruolo impor-
                tante la presenza, tanto nel detto “piano” quanto nel vicino canneto
                del principe di Villafranca, di «vari … ristagni d’acque paludose, pro-
                cedenti dalle deviazioni delle acque di una sorgiva ivi esistente e dalle
                pioggie» , che da diversi anni contribuivano a determinare «nelle abi-
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                tazioni vicine malattie di simile natura». Tuttavia, l’insorgenza epide-
                mica – da lui definita come «febbri d’aria» –, più grave del solito per
                diffusione e sintomatologia, era a suo parere causata da una moltepli-
                cità di fattori medici, ambientali e sociali: dalla «riunione dell’influenza
                costituzionale, dei miasmi delle locali paludi e della miseria della mag-
                gior parte degli abitatori, che spesso si vedono affollati in unica stanza
                terrena ed umida, senza nemmeno avere i mezzi di sodisfare i puri
                bisogni della vita». Inoltre, il medico sottolineava i rischi di una esten-
                sione  dell’epidemia  all’intera  area  urbana,  poiché  la  città  era  «non
                molto  discosta  da  questo  centro  d’infezione».  Indicava  poi  soluzioni
                non contingenti per fronteggiare la frequente e periodica emergenza.
                Si  trattava  di  colmare  al  più  presto ,  «con  rottami  di  fabbriche  di-
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                rute» , i «pantani del Ciardone», soprattutto quello al «centro» del can-
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                neto del principe di Villafranca. Sarebbe stato necessario poi dare «li-
                bero corso alle acque che scaturiscono» nel “piano” e che originavano
                i «pantani». Inoltre, come rimedio contingente, analogamente a quanto
                avvenuto, nell’anno precedente, in una simile epidemia verificatasi vi-
                cino all’Oreto e nello “stradone” di S. Antonino, si sarebbe potuto in-
                viare un «medico di sanità», affinché, con l’assistenza dello stesso pro-
                tomedico, «si visitassero gli infermi tutti e si soccorressero quelli che
                sono privi, per la loro miseria, degli aiuti dell’arte e della dieta, con i
                rimedi opportuni e cogli indispensabili ristori. Così operandosi si sal-
                veranno gli ammalati, si garantiranno i sani di ammalarsi e si allonta-
                nerà la costituzione di invadere il vicino borgo e quindi la capitale» .
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                   Nella sua relazione l’ingegnere Nicolò Raineri, dopo un’attenta os-
                servazione compiuta tanto nel “piano” quanto nella “villa” dei principe
                di Villafranca, evidenziava come l’acqua stagnante si fosse accumulata


                   53  Relazione Greco (Ivi, carte non numerate, 23 luglio 1810).
                   54  Il Senato di Palermo al sovrano, Palermo 25 luglio 1810 (Ivi, carte non nu-
                merate); cfr. anche Relazione Greco (Ivi, carte non numerate, 23 luglio 1810).
                   55  Relazione Greco (Ivi, carte non numerate, 23 luglio 1810).
                   56  Il Senato di Palermo al sovrano, Palermo 25 luglio 1810 (Ivi, carte non nu-
                merate).
                   57  Relazione Greco (Ivi, carte non numerate, 23 luglio 1810); cfr. anche Il Senato
                di Palermo al sovrano, Palermo 25 luglio 1810 (Ivi, carte non numerate).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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