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L’acqua fa paura: gestione del territorio e salute pubblica nel Borgo di Santa Lucia...  563


                    tanto in conseguenza delle piogge – che determinavano ristagni in un
                    grande fossato vicino al canneto nel fondo del Villafranca  – quanto a
                    causa della presenza di «sorgive», in particolare una «sotto al roccone
                    esistente nella piazza», la cui acqua, «scorrendo libera, va a irrigare
                    quei terreni, ove, al variar delle stagioni, facendo stasi in quei concavi,
                    proveduti peraltro dalla passate piogge, li ha resi paludali ripari». Ri-
                    teneva necessario e urgente intervenire «prima che incalzi l’entrato sol-
                    lione e se ne aumentano i micidiali effetti nel vegnente autunno». Si
                    sarebbe dovuto operare il taglio di una parte del canneto, quella in cui
                    ristagnavano le acque; continuare col riempimento, già in parte ope-
                    rato, in quel sito e nella «fossata», con «terra e sterro di fabriche …
                    onde renderla palmi due di maggior elevazione della superficie dei ter-
                    reni contigui», e costruire «alquante gambitte, o siano condotti a fior
                    di terra, per raccorre insieme quei perculi d’acqua e riuniti poi condurli
                    in  quell’antico  aquidotto,  da  sgorgarsi  e  coprirsi  ove  convenga,  per
                    iscaricarli a mare». Riguardo alle sorgenti, riteneva che andassero ca-
                    nalizzate in una «cuba», che ne avrebbe condotto le acque nel mede-
                    simo acquedotto e da lì al mare, o «portarle in quella esistente fonte a
                    cantoniera della piazza suddetta». Infine, si sarebbe dovuto livellare e
                    uniformare il fondo del “piano”, così da evitare il ristagno dell’acqua
                    piovana.  Secondo  l’ingegnere,  l’esecuzione  delle  opere  proposte  non
                    solo avrebbe allontanato il luogo di generazione della «cattiva esala-
                    zione»  ma  avrebbe  anche  consentito  di  utilizzare  proficuamente  il
                    «fonte» posto nel “piano” .
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                       Quanto riferito dal protomedico e dall’ingegnere Raineri fu confer-
                    mato dalla relazione del sindaco, del senatore Sommatino e del ma-
                    rammiere Rao, che riguardo al fondo del Villafranca scrivevano: «en-
                    trati nel Firriato … abbiamo osservato di esservi delle acque stagnanti
                    e paludose in mezzo ad un canneto e, fuori dal Firriato, nel piano es-
                    servi pure varii piccoli ristagni di acque paludose provenienti dalle de-
                    viazioni delle acque di una sorgiva esistente e dalle piogge» .
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                       La Suprema deputazione inviò immediatamente al sovrano le rela-
                    zioni del consultore protomedico e dell’ingegnere Raineri sulle cause
                    della patologia e sui rimedi da adottare. A detta della magistratura
                    sanitaria, il prosciugamento della palude «col butto dello sterro» era


                       58  Relazione Raineri allegata alla missiva della Suprema deputazione generale
                    di salute pubblica alla Segreteria reale, Palermo 23 luglio 1810 (Ivi, carte non nu-
                    merate); cfr. anche Il Senato di Palermo al sovrano, Palermo 25 luglio 1810 (Ivi,
                    carte non numerate).
                       59  Relazione sul sopralluogo diretta al Senato e firmata dal senatore conte di
                    Sommatino, dal sindaco principe di Altomonte e dal marammiere Carlo Rao (Ivi,
                    carte non numerate, 23 luglio 1810).


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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