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                   Fra queste, mi pare significativo ricordare almeno la spedizione in
                chiave  anti-ottomana  dei  fratelli  Orlov  del  1769  che  fu  prodromica
                della guerra d’Indipendenza greca che si sarebbe di lì a qualche de-
                cennio combattuta.
                   L’avanzata  russa  in  area  balcanica,  per  quanto  solo  apparente-
                mente distante da Napoli, suscitò invero una fortissima attenzione nel
                Regno sia per la forte presenza greca in città sia per l’esistenza delle
                tante comunità greco-albanesi che facevano del Regno di Napoli il più
                ortodosso fra quelli occidentali . Ritengo che sia anche per queste ra-
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                gioni che la corte napoletana non abbia mostrato particolare preoccu-
                pazione – o, quantomeno, non quanto le gerarchie cattoliche – quando
                venne a conoscenza di questo appello al bizantinismo rappresentato
                dalla Russia.
                   Come già rilevato da Angela Falcetta, per gli ortodossi della penisola
                italiana «la costruzione di vincoli di lealtà politica con gli zar […] di-
                venne strumentale alla difesa delle proprie prerogative laddove queste
                erano minacciate dagli abusi e prevaricazioni delle gerarchie ecclesia-
                stiche romane» . L’adesione al progetto «panortodosso» della Russia
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                da parte dei siculo-arbëreshë, pur includendo un aspetto emotivo de-
                rivante dal legame profondo che avevano mantenuto con la tradizione
                ortodossa  costantinopolitana,  seppur  nella  sola  dimensione  rituale,
                non fu dunque slacciata dagli interessi locali della comunità. In questo
                quadro  va,  quindi,  inserita  la  supplica  inviata  dal  clero  greco,  nel
                1825, ad Alessandro I.
                   Il XVIII secolo era stato un periodo di grandi cambiamenti, tuttavia,
                anche per la Chiesa romana e, come si è già anticipato, per le comunità
                greco-albanesi. In quegli anni, infatti, la Chiesa di Roma era impegnata



                logiche  e  storico-artistiche  (XXX  Ciclo),  co-tutela  Italia-Francia,  Università  degli
                Studi di Napoli “Federico II”, Université Paris 1 Panthèon Sorbonne, 2017.
                   17  Cfr. J. Shepard (ed.), The Expansion of Orthodox Europe: Byzantium, the Bal-
                kans and Russia, Ashgate-Variorum, Aldershot, 2007. Relativamente a Napoli pare
                doveroso citare, tra i numerosi studi di Ioannis K. Hassiotis, almeno I. K. Hassiotis,
                La comunità greca di Napoli e i moti insurrezionali nella penisola Balcanica meridio-
                nale durante la seconda metà del XVI secolo, «Balkan Studies», 10, nr. 2 (1969), pp.
                279-288; Id., La Comunità greca di Napoli dal XV al XIX secolo, «Il Veltro. Rivista
                della civiltà italiana», num. mon. Le relazioni tra l’Italia e la Grecia, nr. 3-4 (1983),
                pp. 477-494; Id., Les emigraciones griegas a la Italia meridional en los siglos XVI y
                XVII y su documentacón simanquina, in A. M. Martín, Hacer historia desde Siman-
                cas. Homenaje a José Luis Rodríguez de Diego, Junta de Castilla y León, Valladolid,
                2011, pp. 427-438. Si veda anche J. Korinthios, I Greci di Napoli e del Meridione
                d’Italia dal XV al XX secolo, AM&D, Cagliari, 2012. Sulla presenza greco-albanese
                a Napoli si rimanda a F. Altimari, Naples, an important center of the arbëresh-alba-
                nian Renaissance in 18th and 19th Centuries, «Studi sull’Oriente Cristiano», XIX, 2
                (2015), pp. 81-110.
                   18  A. Falcetta, Ortodossi nel Mediterraneo cattolico cit., p. 239.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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