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582 Sara Manali
riesame di quella documentazione è stato riunito nei tomi ‘Riti greci’
del fondo Benedetto XIV in Archivio Apostolico Vaticano, ma poco o
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nulla rivela delle motivazioni che spinsero alla sua formulazione. Dalla
lettura dei due volumi si desume che la Perbrevis instructio non era
stata sufficiente per la reductio degli arbëreshë: vi si riportano, infatti,
le lunghe liste degli «abusi», così chiamati dai vescovi latini, di cui i
siculo-albanesi si erano macchiati in passato e continuavano a mac-
chiarsi.
La Etsi Pastoralis mirò a risolvere le questioni interrituali e le contro-
versie di carattere liturgico, teologico e giuridico fra le comunità greca e
latina, ponendo indiscutibilmente il rito greco in condizioni di inferiorità
rispetto a quello latino. Tuttavia, non si può dire che essa condusse alla
soluzione del problema: la bolla, difatti, immediatamente entrata in vigore
nella parte continentale del Regno di Napoli, non fu subito esecutoriata
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nella parte del Regno ultra pharum, in Sicilia, in nome della Legazia apo-
stolica con cui il sovrano si riservava il diritto di approvare i provvedi-
menti della Chiesa mediante regio exequatur.
L’opposizione rispondeva a un duplice motivo: da un lato le ragioni e
le preoccupazioni della Corona, che la riteneva lesiva delle sue prerogative
regie e che temeva serie insubordinazioni da parte delle comunità siculo-
arbëreshe; dall’altro, le ragioni delle stesse comunità, che l’avrebbero ac-
colta in maniera affatto calda, tanto da rifiutarla violentemente, come si
può leggere, per gli stessi anni, nel fondo della Nunziatura Apostolica a
Napoli in Archivio Segreto Vaticano e in diversi fondi conservati a Propa-
ganda Fide. Ciò che rimane maggiormente della costituzione di Benedetto
XIV nelle carte è, infatti, la ferma opposizione a essa.
L’esecutoria alla bolla, dunque, passò attraverso una lunga nego-
ziazione durata per decenni e fu legata tanto all’erezione del vescovato
26 Aav, Fondo Benedetto XIV, tomi 25-26. Vi sono presenti, infatti, diverse ri-
flessioni sulla Perbrevis instructio da parte del gruppo dei consiglieri del Pontefice,
tra cui sono da annoverare certamente l’orientalista Simone Assemani, il nipote
Stefano Evodio Assemani e Pietro Pompilio Rodotà. L’attività preparatoria, si sup-
pone, si evince anche dalla raccolta di tutto il materiale sui riti greci noto fin ad
allora e nel relativo riesame.
27 Il Concordato del 1741, stipulato tra la Santa Sede e il Regno di Napoli con
l’intenzione di mitigare le discordie tra le due parti, fu caldeggiato dal primo mini-
stro Bernardo Tanucci e si configurò come un primo passo in direzione della for-
mazione di uno stato laico, poiché circoscrisse ulteriormente l’azione del clero nel
Regno e costituì, ad esempio, il preambolo per l’espulsione dei gesuiti. Il Settecento
religioso vide la trasformazione del sovrano «da arbitro delle giurisdizioni a […]
controllore monopolistico delle istituzioni ecclesiastiche», in cui «il ruolo del ponte-
fice e della Curia romana […] ne risultava ulteriormente indebolito. La Chiesa del
re si avviava a diventare una Chiesa “senza papa”», F. D’Avenia, La Chiesa del re.
Monarchia e Papato nella Sicilia spagnola (secc. XVI.XVII), Carocci editore, Roma,
2015, p. 158.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)