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606 Francesco Campennì
Forma e funzione: il folklore dinamico
Sul punto della coscienza/incoscienza della cultura popolare e dei
suoi rituali Lombardi Satriani si era da tempo distaccato dalla matrice
gramsciana, tracciando un percorso parallelo a quello degli storici cul-
turali menzionati. Nel teorizzare l’oppositività della cultura popolare
egli sottolinea la compresenza di elementi inconsapevoli e consapevoli,
dunque un rapporto asimmetrico tra forme e funzioni o significati delle
manifestazioni folkloriche, mostrando grande attenzione all’aspetto
cronologico, per cui il folklore popolare dimostra il suo dinamismo e
opera le sue «microscelte».
Qui si affronta una profonda revisione del concetto di «relitto folklo-
rico», di «sopravvivenza». Molte affermazioni di Lombardi Satriani
vanno nella direzione di un folklore vivente , di un’evoluzione del si-
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gnificato/funzione delle manifestazioni folkloriche, per cui un signifi-
cato nuovo vivifica una pratica culturale sostituendovi il significato
vecchio: il folklore ha cioè un margine di presente consapevolezza per-
ché risponde ai bisogni che le congiunture storiche pongono sul ter-
reno. In un saggio sui riti di fondazione della città e della casa , os-
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serva come la ripetizione del mito lo ri-attualizzi in tutti i suoi fini.
Dato il loro carattere dinamico, mistificante è l’operazione conserva-
trice sulle tradizioni popolari che viene portata avanti dal regime fa-
scista : ma allo stesso modo il folklore si proietta oltre la connotazione
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ideologica che contrassegna il periodo storico vissuto dallo studioso di
folklore. Il folklore come cultura di contestazione sparirà con il supe-
ramento (rivoluzionario?) della società classista, ma potrebbe conti-
nuare a vivere trasformato nella società egualitaria (o “cultura di
massa”) come cultura autonoma di determinati gruppi, o entro forme
45 L.M. Lombardi Satriani, Analisi marxista e folklore cit., p. 80: «Il passato, così,
non soltanto viene conservato, ma viene inquadrato in una prospettiva presente
che, lungi dal lasciarlo vivere a livello vegetativo come semplice sopravvivenza, lo
utilizza qui ed ora per contestare la cultura ufficiale».
46 Id., La casa dell’uomo. Sacrificio, fondazione, memoria, in F. Faeta, a cura di,
L’architettura popolare in Italia. Calabria, Roma-Bari, Laterza, 1984, pp. 177-194,
p. 181.
47 Id., Analisi marxista e folklore cit., p. 85. Sull’utilizzazione da parte del Fasci-
smo, del folklore e delle culture regionali italiane, cfr. S. Puccini, M. Squillacciotti,
Per una prima ricostruzione critico-bibliografica degli studi demo-etno-antropologici
italiani nel periodo tra le due guerre, in P. Angelini, F. Apergi, et al., Studi antropo-
logici italiani e rapporti di classe. Dal positivismo al dibattito attuale, Milano, Franco
Angeli, 1980, pp. 67-93, con le Appendici, pp. 201-239; e Antropologia italiana e
fascismo. Ripensare la storia degli studi demoetnoantropologici, a cura di F. Dimpfl-
meier, «Lares», LXXXVII, 2021, n. 2-3, Note introduttive, pp. 177-181, dove tuttavia
si schiaccia acriticamente la rifondazione degli studi demo-etno-antropologici ita-
liani del secondo dopoguerra sull’esperienza del folklore fascista.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)