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612 Francesco Campennì
i centri urbani avranno raggiunto la loro autonomia economica
dall’agricoltura, grazie alle industrie e ai commerci, la «lunga ombra
proiettata dalle campagne sulle città» continuerà a condizionarne il
modo di pensare, di mangiare, di comunicare. Nella storia dei rapporti
tra cultura alta e bassa non è dunque il rapporto città/campagna a
introdurre una dinamica di divergenza, ma il ruolo della scrittura ri-
spetto all’oralità, più precisamente il passaggio dall’età della parola
manoscritta a quella della scrittura a stampa. Dal XVI e XVII secolo, il
controllo confessionale e statuale amplificato dallo strumento della
carta stampata su ogni aspetto e categoria sociale della vita comuni-
taria renderà sempre più difficili i momenti di circolarità culturale tra
alto e basso producendo viceversa «una serie di culture distrutte o
scomparse», stigmatizzate ed emarginate . Il folklore, tuttavia, si co-
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lora proprio a questo punto della sua funzione di cultura resistente,
espressione della «paura della storia della società subalterna» ma an-
che della sua volontà di esorcizzarla in ogni ambito dell’esistenza: la
«reazione folklorica» è dunque vitale e dinamica, sempre pronta a riaf-
fiorare contro gli emissari della cultura intellettuale controriformista e
assolutista. Questo rapporto tra arcaismo dei modelli agrari e loro con-
tinuità oltre l’età confessionale, si riproduce grazie all’opera di parti-
colari figure di mediatori socio-culturali che consentono ancora, come
per il passato, una certa circolarità di saperi e forme tra grande e pic-
cola tradizione: i ciarlatani, buffoni, cantori di strada, e grazie a mo-
menti di ritualità collettiva come soprattutto il Carnevale, «festa omo-
geneizzante». Queste figure e momenti esprimono nel codice del co-
mico e del riso la cifra fondante della cultura folklorica quale strategia
di resistenza, di sopravvivenza, ma anche il suo carattere equivoco,
polisemico .
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Lombardi Satriani accosta la lettura dello spazio abitativo popolare,
segnato da una simbologia mitico-sacrale che codifica la strategia fol-
klorica della presenza nel mondo , con un filone d’indagine sulla cul-
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tura aristocratica nella sua dimensione domestico-spaziale. Ripercor-
rendo la storia degli studi demologici meridionali tra Otto e Novecento
Lombardi Satriani nota l’appartenenza sociale dei folkloristi all’aristo-
crazia terriera o alla media borghesia rimaste estranee al Sud, come
74 P. Camporesi, Cultura popolare e cultura d’élite fra Medioevo ed età moderna,
in Storia d’Italia, Annali 4 cit., in particolare pp. 83-99 per le diverse citazioni te-
stuali riportate.
75 In questa direzione, sul canone comico meridionale: R. De Simone, A. Rossi,
Carnevale si chiamava Vincenzo. Rituali di Carnevale in Campania, Roma, De Luca,
1977; D. Scafoglio, L.M. Lombardi Satriani, Pulcinella. Il mito e la storia, Milano,
Leonardo, 1990, nuova ed. Pulcinella, Napoli, Guida, 2015.
76 In particolare L.M. Lombardi Satriani, La casa dell’uomo cit.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)