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                un’accezione categoriale «psicologica» preferita appunto, nell’opzione
                galassiana, per meglio definire (anche rispetto al concetto di «menta-
                lità») il rapporto ethos/contesto.


                «Religione popolare», «religiosità», «pietà»: un intreccio di fili
                dagli anni Settanta

                   La contraddittorietà che è stata rimproverata alla tradizione di studi
                sulla cultura popolare , ovvero la ricorrenza di due caratteri opposti
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                messi in luce in tutte le prospettive fin qui richiamate, quello dell’ar-
                caicità e quello del carattere dinamico-contestativo, accentuatosi nel
                passaggio all’età moderna per effetto dell’aggressione della cultura dei
                sapienti, trova già in realtà una spiegazione in quella stessa tradizione
                di  studi,  riassumibile  nell’efficace  formula  di  Lombardi  Satriani
                sull’«ambivalenza» del folklore, arcaico e moderno assieme, contesta-
                tivo ma anche “condivisivo” rispetto ai valori della società nel suo in-
                sieme. Questa contraddittorietà di caratteri del folklore emerge soprat-
                tutto nella particolare declinazione di esso attraverso gli studi sulla
                «religione popolare» o «religiosità» del mondo agrario.
                   La  contraddizione  si  accentuava,  per  paradossalmente  sparire,
                nella constatazione del fatto che il folklore religioso e festivo, con la
                sua ritualità arcaizzante, resisteva e trovava anzi nuova partecipazione
                popolare (survivalismo e revivalismo) proprio nell’età dell’industrializ-
                zazione e della massificazione culturale che teneva dietro quella dei
                consumi ; così come, al suo interno, la cifra magico-sacrale si enfa-
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                tizzava, secolarizzandosi in un rinnovarsi di forme che ne attestavano
                la perdurante funzionalità nel presente, ad esempio nei movimenti gio-
                vanili di protesta, neoevangelici, avventisti diffusisi in Europa e in Ita-
                lia, o più in generale in risposta a concreti bisogni sociali che non tro-
                vavano  soddisfazione  né  nella  dilazionata  prospettiva  ultraterrena


                   90  Su questa linea, l’utile messa a punto sulla storiografia dedicata al tema, di
                F. Benigno, Cultura popolare, in Id., Parole nel tempo cit., pp. 79-114.
                   91  Numerosi studi di antropologia religiosa documentano la persistenza di pel-
                legrinaggi, riti e credenze di magia popolare e un incremento di partecipazione in
                tempi di modernizzazione: A. Rossi, Le feste dei poveri, Bari, Laterza, 1969; C. Gal-
                lini, Il consumo del sacro. Feste lunghe di Sardegna, Bari, Laterza, 1971; V. Teti, Il
                pane,  la  beffa  e  la  festa.  Cultura  alimentare  e  ideologia  dell’alimentazione  nelle
                classi subalterne, Firenze, Guaraldi, 1978; L. Mazzacane, Struttura di festa. Forma,
                struttura e modello delle feste religiose meridionali, Milano, Franco Angeli, 1985; M.
                Boggio,  G.  Bucaro,  L.M.  Lombardi  Satriani, Come una ladra a lampo. Madonna
                della Milicia. Sacro e profano, Roma, Meltemi, 1996; L.M. Lombardi Satriani, a cura
                di, Madonne, pellegrini e santi. Itinerari antropologico-religiosi nella Calabria di fine
                millennio, Roma, Meltemi, 2000.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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