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Ethos e contesto. Le culture popolari fra rito e storia: l’eredità... 623
Al contrario, Francesco Benigno ha criticato queste letture per la
loro presunta «sottovalutazione degli elementi contingenti e di contesto
che spiegano le valenze politiche dei movimenti di piazza» 118 , dimenti-
cando però quella morfologica e storica funzione dell’ordine popolare
nelle società di antico regime (che peraltro egli stesso enfatizza in al-
cuni suoi studi: ovvero la difesa dell’equilibrio mitico-politico-econo-
mico del governo collettivo) 119 , che poneva in continua relazione tempo
rituale e tempo contingente della storia.
Nel mio recente volume Tele rosse, glebe nere, cui mi permetto di
rinviare sulla prospettiva della relazione fra tempo rituale e tempo sto-
rico, ho osservato come il folklore delle feste, che unisce ragioni devo-
zionali e ragioni economiche (poiché il ciclo festivo ricalca il ciclo del
lavoro), si sovrappone in situazioni di tensione sociale ad azioni tu-
multuarie tra parti già in latente conflitto. Ciò avviene particolarmente
quando i ceti popolari, organizzati per gruppi di mestiere, si contrap-
pongono alle élites urbane e terriere: in tali congiunture le feste, con i
loro cortei di corporazioni bardate di tutto punto degli attrezzi del la-
voro e spesso armate, con i loro giochi che nel superamento di una
prova (cacce o battaglie simulate) simboleggiano il rinnovamento dei
ruoli gerarchici e delle prerogative di gruppo, vedono alla fine la scelta
popolare di capi del rito – re pecoroni, re galli, re del Carnevale, re dei
pescatori – cadere affatto casualmente sulla testa dei leaders cospira-
tori e agitatori di masse lavoranti. Questa coincidenza è stata ribadita
in diversi studi di rivolte popolari, a cominciare da Il carnevale di Ro-
mans di Emmanuel Le Roy Ladurie 120 .
La carica contestativa popolare contro le ingiustizie sociali o contro
l’alterazione di equilibri economico-agrari tradizionali a opera di parti-
colari gruppi d’interesse, diventa in via preliminare fortemente allusiva
nella simbologia del Carnevale. Questo riscontro ha alimentato sul ter-
reno storiografico studi che, dagli anni Settanta ai Novanta, enfatizzano
la connessione stretta tra momento della festa e momento della rivolta.
Ancora una volta la spiegazione sta nella prospettiva di osservazione dal
basso dell’ethos popolare, che nella festa ha il suo momento ricapitola-
tivo e di conferma dell’ordine cosmico e comunitario, ed è pertanto in
quel momento sacrale che vanno corrette o vendicate le alterazioni
all’economia morale. L’attenzione dell’antropologia storica sulla cultura
popolare si è misurata non per caso sulla festa del Carnevale, non sol-
tanto perché riconosciuta come cardine dell’intero ciclo festivo, ma so-
prattutto perché più di ogni altra mette in mostra la dimensione parte-
cipativa di tutti i gradi gerarchici, che vi si dividono la scena. Il quadro
118 F. Benigno, Cultura popolare cit., pp. 123-125 (la citazione dalla nota 27, p.
124), con particolare riferimento a Ginzburg e a Ricci.
119 Id., Favoriti e ribelli. Stili della politica barocca, Roma, Bulzoni, 2011.
120 E. Le Roy Ladurie, Il Carnevale di Romans, Milano, Rizzoli, 1981.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)