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Ethos e contesto. Le culture popolari fra rito e storia: l’eredità... 625
popolare di un «diritto di resistenza» normato da una miriade di fonti
statutarie delle comunità, puntando sullo studio della letteratura giu-
risprudenziale 126 . Nelle rivolte, il popolo si appella a quelle norme con-
suetudinarie concernenti l’impunità per la comunità che si ribella in
armi a ministri tirannici, stabilite e concesse a sua tutela dalla stessa
potestà del principe, le quali sono presenti alla coscienza dei tumul-
tuanti, tanto da configurare un «sapere sociale», una coscienza identi-
taria su basi politiche, che il popolo rivendica nei rituali 127 .
L’attribuzione di una consapevolezza politica alle iniziative del po-
polo, al suo tramutare la festa in rivolta, si lega all’idea della struttu-
razione classista del tumulto: ancora una volta, come al livello della
produzione culturale, di una prevalente contrapposizione alto/basso
nei conflitti sociali di antico regime. Benigno (2013) ha considerato
questa tradizione storiografica come ormai conclusa e superata, rima-
nendo oggi, a suo dire, degli studi di Muir e di Le Roy Ladurie sui
Carnevali di sangue la sola evidenza di un conflitto fazionale 128 . E
senz’altro la logica fazionale viene evidenziata, oltre che in quegli stessi
studi, anche nei successivi 129 . Eppure è un fatto che la contrapposi-
zione generale di quelle lotte sociali del XVI e XVII secolo sia tra ceti
bassi ed élites; ciò che non esclude, proprio come conseguenza del
vivere nello stesso contesto in un movimentato gioco delle parti, spac-
cature interne ai ceti. È ancora un fatto che nella storiografia italiana
in tema di rivolta popolare, il tentativo della storiografia europea di
riconoscere un’autonomia politica alle azioni tumultuarie e ai codici
simbolici delle plebi 130 , venga distorto all’interno di un’opzione pola-
126 A. De Benedictis, Identità comunitarie e diritto di resistere, in P. Prodi,
W.Reinhard, a cura di, Identità collettive cit., pp. 265-294; Ead., Tumulti. Moltitu-
dini ribelli in età moderna, Bologna, il Mulino, 2013; Ead., Neither Disobedients Nor
Rebels: Lawful Resistance in Early Modern Italy, Roma, Viella, 2018.
127 Di questo argomento mi sono occupato in F. Campennì, La patria e il sangue.
Città, patriziati e potere nella Calabria moderna, prefazione di M. Petrusewicz, Man-
duria-Bari-Roma, Lacaita, 2004. Cfr. anche R. Villard, Du bien commun au mal
nécessaire: tyrannies, assassinats politiques et souveraineté en Italie, vers 1470-
vers 1600, Rome, École française de Rome, 2008.
128 Cfr. F. Benigno, Violenza, in Id., Parole nel tempo cit., pp. 115-139, p. 121.
Benigno teorizza una lettura secondo la prevalente logica fazionale delle rivoluzioni
del Seicento europeo: Id., Lotta politica e sbocco rivoluzionario: il caso di Messina
(1674-78), in «Storica», n. 13, 1999, pp. 7-56; Id., Ripensare le «sei rivoluzioni con-
temporanee». Considerazioni sul conflitto politico nel Seicento, in «Nuova Rivista Sto-
rica», XCVI, 2012, n. 3, pp. 783-816; Id., Rivoluzioni. Tra storia e storiografia,
Roma, Officina Libraria, 2021, pp. 73-84.
129 F. Bianco, 1511. La «crudel zobia grassa». Rivolte contadine e faide nobiliari
in Friuli tra ‘400 e ‘500, Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, 1995.
130 Per una discussione teorica sul soggetto della folla in armi, R.J. Holton, The
Crowd in History: Some Problems of Theory and Method, in «Social History», 3, 1978,
n. 2, pp. 219-233.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)