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Le streghe di Isnello. La magia come crimine nelle Madonie d’antico regime   107


                    protesse il gruppo con ogni mezzo a sua disposizione: mandò un av-
                    vocato sul luogo per impedire ai chierici di disfare il cesto e difese la
                    sua giurisdizione fino alla scomunica, certo che «in tali negozio non ci
                    havi a chi fari lo vicario» .
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                       Le autrici di sortilegi maligni erano, invece, decisamente esposte a
                    querele di parte. La denuncia poteva costituire il tentativo del corpo
                    sociale di liberarsi dell’elemento di disturbo e, cioè, di donne di già
                    dubbia  fama,  dedite  al  crimine  e  costrette  a  vivere  ai  margini  della
                    comunità. Michela Brigaglia, concubina di don Aurelio Santacolomba,
                    tre volte processata e altrettante condannata dalla Corte Episcopale di
                    Cefalù, è l’esempio più calzante di tale categoria .
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                       Reduce da una prima incriminazione per stregoneria, la donna fu
                    coinvolta in un secondo processo nel 1602, durante la visita pastorale
                    del vescovo Quero a Isnello.
                       Dinanzi al foro riunito in discursu visitae, la fattucchiera fu inca-
                    pace di negare la sua «amicizia carnali» con don Aurelio, venendo per-
                    tanto bandita dal territorio della diocesi . Le vicende giudiziarie non
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                    terminarono per nessuno dei due. Nel gennaio 1603 don Aurelio, sco-
                    perto a convivere con l’ennesima concubina, subì una sentenza d’esilio
                    per il breve periodo di quattro mesi . Michela Brigaglia, invece, rien-
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                    trata a Isnello dopo una lunga fase di espulsione, iniziò ad esercitare
                    come ruffiana . Denunciata, fu soggetta al processo de lenocinio nel
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                    giugno 1611 .
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                       Un ultimo caso di accusatio de sortilegiis era costituito dalla querela
                    per vendetta personale. Il processo del 1612 contro Paola Laparo ap-
                    partiene probabilmente a questa categoria. La donna, nativa di Castel-
                    buono e regolarmente sposata, non era la tipica fattucchiera. I testi
                    accusatori, peraltro pochissimi, si rivelarono tutti amici o parenti del
                    querelante, con cui Paola aveva in precedenza litigato . Le dettagliate
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                    descrizioni  del  sortilegio  dell’olio,  a  cui  la  presunta  strega  avrebbe



                    Leonardi, Nigromancia y cábala en los procesos de la Inquisición de Sicilia entre
                    los siglos XVI y XVII, in «Miscelánea Comillas: Revista de ciencias humanas y
                    sociales», vol. 62 n. 121 (2004), pp. 513-548.
                       55  Aspi, Chiesa Madre, Sez. 3, s. 5, n. 6, D. 5, f. 3r-v.
                       56  Aurelio Santacolomba, figlio illegittimo di Pietro, nacque e fu battezzato in
                    Isnello il 12 dicembre 1583. La madre, Giovannella Sausa, avrebbe dato al barone
                    molti figli (cfr. ivi, Sez. 2, s. 1, n. 3, c. 112r).
                       57  Asdc, Fondo Curia, Busta 10, n. 58, ff. 96r-v.
                       58  Ivi, f. 120r.
                       59  Il ruffianu era il protettore delle prostitute e garante del loro esercizio (cfr. M.
                    Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico cit., t. IV, p. 302).
                       60  Asdc, Fondo Curia, Busta 69, n. 234, ff. 22v-23r.
                       61  Per i verbali delle testimonianze accusatorie si veda Aspi, Chiesa Madre, Sez.
                    3, s. 5, n. 6, D. 7, ff. 1v-2v.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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