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Le streghe di Isnello. La magia come crimine nelle Madonie d’antico regime 111
4. Sentenza e destino delle imputate
La persecuzione dei fenomeni stregoneschi nell’Europa cattolica
non conobbe mai i parossismi delle aree di cultura tedesca . In Sicilia,
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tra il 1500 e il 1781, l’Inquisizione spagnola rilasciò al braccio secolare
(perché fossero giustiziati) due soli condannati per stregoneria. En-
trambi erano uomini. Dunque, mai nessuna donna trovò la morte in
quanto strega per verdetto del Sant’Uffizio siciliano. Le assoluzioni co-
stituirono la maggioranza delle sentenze: quasi seicento assolti su
poco meno di mille processati dall’Inquisizione . I pochi dati disponi-
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bili per i fori vescovili non sono sufficienti per un confronto. Di alcune
delle streghe di Isnello, per esempio, non è neppure possibile cono-
scere il destino: gli incartamenti che conservano i processi contro An-
gela Bonafede, Paola Laparo e Antonia Fiorella non riportano alcuna
sentenza. È certo, però, che tutti i verdetti furono sempre proclamati
dalla Corte Episcopale di Cefalù in nome del vescovo e a firma del suo
76 Nel Cinquecento, l’Inquisizione romana emanò 94 sentenze capitali, in minima
parte messe in pratica, a fronte di migliaia di procedimenti. Nel corso del Seicento,
le sole sollevazioni anti-stregonesche sanguinarie furono guidate da giudici laici in
aree periferiche della penisola: remote valli alpine o cantoni svizzeri adiacenti al Du-
cato di Milano (cfr. A. Del Col, L’Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo, Mondadori,
Milano, 2006, pp. 221-506). Nel 1588, il Senato di Genova impartì la pena capitale
alle celebri «streghe di Triora» senza procedere all’esecuzione. Si veda C. Coppo, G.
M. Panizza, La pace impossibile. Indagini ed ipotesi per una ricerca sulle accuse di
stregoneria a Triora (1587-1590), in «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», anno
XXVI (1990), pp. 34-74. Le Inquisizioni iberiche non furono meno indulgenti: in Por-
togallo, su un totale di circa mille condanne irrogate tra il 1540 e il 1774, le sentenze
di morte furono appena quattro e le streghe lusitane subirono con molta più fre-
quenza l’esilio e l’imprigionamento per periodi di rado superiori ai tre anni (cfr. J. P.
Paiva, Inquisizione e stregoneria in Portogallo nella prima età moderna, in D. Corsi, M.
Duni, «Non lasciar vivere la malefica». Le streghe nei trattati e nei processi. Secoli XIV-
XVII, Firenze University Press, Firenze, 2008, p. 122); in Spagna, escluso il discusso
caso del villaggio basco di Zugarramurdi (cfr. G. Henningsen, The Witches’ Advocate:
Basque Witchcraft and the Spanish Inquisition, University of Nevada Press, Reno,
1980), neppure la Suprema si rivelò inflessibile come spesso si ritiene: le fonti con-
cordano sulla cifra di 59 esecuzioni su un totale di 125.000 processi (cfr. H. C. Lea,
A History of the Inquisition of Spain, The MacMillan Company, New York, 1907, vol.
4, p. 210 e W. Monter, Frontiers of Heresy. The Spanish Inquisition from Basque Land
to Sicily, Cambridge University Press, Cambridge, 1990, p. 255). Se rapportati alle
cifre relative all’Inquisizione romana (36 effettive condanne a morte tra Italia, Avi-
gnone e Malta) i dati iberici portano il totale delle streghe uccise a 99 unità. Benché
verdetti inediti e casi inevitabilmente perduti siano esclusi dal computo, la somma
appare lontanissima dalle 50.000 esecuzioni ordinate dai tribunali dell’Europa cen-
tro-settentrionale (cfr. B. P. Levack, La caccia alle streghe in Europa agli inizi dell’Età
moderna, Laterza, Roma-Bari, 2012, pp. 23-28).
77 Si veda M. S. Messana, Inquisitori, negromanti e streghe nella Sicilia moderna
(1500-1782) cit., pp. 162-171.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)