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Il reclutamento dei ‘giovani’ delle aziende toscane nella Spagna andalusa… 125
1. L’apprendistato mercantile a Cadice e Siviglia
Nel corso del Cinquecento generazioni di principianti e garzoni fio-
rentini si avvicendarono nei fondaci della bassa-Andalusia. Il tirocinio
svolto nelle filiali di alcune grandi ditte come quella dei Botti a Cadice,
non meno che altrove, richiedeva a un giovane senno e maturità . Nella
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seconda parte del secolo successivo lo scenario appare decisamente
cambiato. Cadice stava sostituendosi a Siviglia quale metropoli del com-
mercio coloniale, finendo con l’imporsi come porto strategico nel si-
stema monopolistico castigliano imperniato sulla Carrera de Indias e
principale snodo di tutti i traffici atlantici da e per le Indie. Fu all'epoca
che le maggiori firme europee si volsero con rinnovato interesse alla
piazza gaditana, aprendovi filiali e convogliando lì uomini e capitali. Un
personale d’azienda variegato al seguito di uomini d’affari toscani si in-
stallò nei centri dell’Andalusia occidentale per svolgere tutta una serie
di mansioni più o meno specializzate, che ruotavano attorno alla casa-
negozio del loro direttore . Nonostante nel corso del XVII secolo comin-
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ciassero a diffondersi in tutta Europa manuali a uso dei mercanti, la
via privilegiata per l’apprendimento dell’ars mercatoria rimaneva pur
sempre l’esperienza diretta e, almeno per Cadice, un progetto di forma-
zione istituzionalizzato non si avrà prima del XIX secolo, con la Socie-
dad Gaditana .
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Nella realtà italiana e particolarmente toscana, che da secoli metteva
al centro la formazione del futuro mercante, la consuetudine imponeva
che sin dalla giovinezza chi, o chi per lui, volesse aspirare alla carriera
mercantile, dovesse sottostare a un ferreo percorso formativo, come ben
illustra il raguseo Benedetto Cotrugli nel suo noto libro sull’arte della
mercatura e sul mercante perfetto . Lo sviluppo di un complesso di
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abilità, saperi e competenze maturate attraverso lo studio e la pratica
assidua, derivava dalla più antica tradizione del mercante italiano .
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Per le ditte toscane disseminate sulle maggiori piazze europee, assicu-
16 A. Orlandi, Mercanti toscani nell’Andalusia del Cinquecento, «Historia. Institu-
ciones. Documentos», 26 (1999), pp. 376-377.
17 «Algunos comerciantes, casi todos de origen extranjero, juntaban en la sede
social o casa-oficina de su compañía cinco, seis y hasta más de seis dependientes.
Otros dependientes trabajaban bajo el mismo techo durante un período largo de la
jornada, pero habitaban en casa propria», cfr. M. Bustos Rodríguez, Cádiz en el sis-
tema atlântico cit, pp. 202-203.
18 Ivi, pp. 192-194.
19 B. Cotrugli, Il libro dell’arte di mercatura, a cura di U. Tucci, Arsenale Editrice,
Venezia, 1990.
20 M.E. Soldani, “Molti vogliono sanza maestro esser maestri”. L’avviamento dei
giovani alla mercatura nell’Italia tardomedievale, in I. Lori Sanfilippo, A. Rigon (a
cura di), I giovani cit, pp. 147-164.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)