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                che inizialmente avevano disorientato lui stesso, ora tornava utile a chi
                operava in suo nome. Ma le ‘contaminazioni’ culturali non sempre re-
                cavano beneficio visto che uno dei pericoli maggiori per questi ‘giovani’
                era costituito dalla vanità e cavalleria di stampo tipicamente spagnolo,
                che permeavano quella società. Per esempio darsi al «cavaliero» era con-
                siderato poco professionale, laddove la condotta di un dipendente, al
                contrario,  doveva  essere  improntata  alla  massima  sobrietà  e  serietà;
                immagine quest’ultima, da proiettare anche all’esterno.
                   D’altronde l’ambiente cosmopolita di Cadice e Siviglia dovette essere
                un mondo stimolante e vivace, per certi versi pieno di tentazioni per un
                giovane, avvertito da Garzoni come una minaccia: «questo Paese per li
                giovani è pericolosissimo sendovi troppo grandi e comode le occasioni
                per rovinarsi» . Il riferimento ci è sconosciuto, ma sappiamo che tra i
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                costumi del luogo vi era quello di condurre in casa «feminelle», con il
                rischio di dare adito a qualche «scandalo femenino» .
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                   La prima occupazione di un giovane appena giunto in Spagna era
                quella di scrivere lettere sotto dettatura del direttore; solo dopo aver
                solidamente acquisito quell’esercizio si veniva introdotti gradualmente
                «al maneggio de’ libri», ovvero scrivere le lettere di proprio pugno, sbri-
                gare quelle in arrivo e in partenza nei copialettere e tenere i libri conta-
                bili.  Se  queste  erano  le  mansioni  svolte  all’interno  del  negozio,
                all’esterno le loro incombenze erano legate principalmente ai dispacci
                della dogana, alla consegna di mercanzie e alla riscossione di crediti.
                   Certo dovette essere più di un apprendista quel Nicola Saminiati luc-
                chese, che rogando nel 1700 dichiarava di aver lavorato per i fiorentini
                Ginori di Cadice ventisei o ventotto anni, da loro impiegato «en las dili-
                gencias personales que se han ofrecido asi en las sacas de despachos
                de la Real Aduana de esta ciudad como en otras cosas consermentes a
                sus dependencias» .
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                   Tra i componenti del personale che vediamo avvicendarsi con buona
                frequenza, non ravvisiamo comunque una distinzione netta dei compiti,
                piuttosto veniva loro richiesta la massima flessibilità . E questa poteva
                                                                   42


                   39  Ivi, n. 213, Cadice-Lucca, 20 luglio 1673, cc. n.n.
                   40  Ivi, n. 343, Siviglia-Lucca, Paolo Garzoni a Andrea Garzoni, 25 luglio 1680, cc.
                n.n.; per un riferimento all’importanza dell’onore e del credito per il mercante gadi-
                tano dell’epoca, cfr. M. Bustos Rodríguez, Un comerciante saboyano en el Cádiz de
                Carlos II. (Las memorias de Raimundo de Lantery), Caja de Ahorros de Cádiz, Cádiz,
                1983, pp. 61-62.
                   41  Apc, Protocolos, vol. 3757, Testamento, Nicola Saminiati, cc. 230r-232v, 22
                settembre 1700, cit. in C. Bartalucci, Dal Mediterraneo cit, p. 56.
                   42  Garzoni lamentava la mancanza «di un figliolotto che venga con animo di tra-
                vagliare nelle cose più ordinarie del negozio, e di andare ancora a provedere la casa
                e comprar la carne quando occorresse che il servitore fosse infermo o assente […]»,
                Asl, Archivio Garzoni, 62, n. 234, Siviglia-Lucca, Paolo Garzoni a Andrea Garzoni, 7
                settembre 1677, cc. n.n.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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