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                mandite si limitano a menzionare i soci e il capitale apportato, riman-
                dando per la scritta vera e propria ad uno strumento sottoscritto priva-
                tamente dinanzi al notaio. Sul versante fiorentino, dunque, per ovviare
                a tale ostacolo e procurarci le scritte di compagnia, si è fatto ricorso a
                fonti di natura sia istituzionale sia privata.
                   Disponiamo di otto contratti fiorentini e tre lucchesi, corredati ri-
                spettivamente di uno e tre rinnovi societari, per un totale di quindici
                contratti in accomandita di cui dieci con sede sociale a Cadice, tre a
                Siviglia, uno rispettivamente a Madrid e Lisbona. Prima di analizzarli,
                ci pare opportuno motivare ancora una volta la nostra scelta metodolo-
                gica. Tutti i soci dovevano attenersi alle condizioni di gestione del per-
                sonale  esplicitate  nel  contratto  d’impresa,  e,  per  confermarlo,  attin-
                giamo ancora una volta alla documentazione privata di Paolo Garzoni.
                Si evince come per un direttore d’azienda quella di selezionare i dipen-
                denti a propria scelta fosse una prerogativa non trascurabile. Più volte
                Garzoni se ne lamenterà al momento di dover accogliere un giovane da
                lui ‘indesiderato’, scelto in patria dai soci accomandanti per effetto delle
                disposizioni contrattuali . Sappiamo per esempio che uno dei motivi
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                che indussero il lucchese a desiderare totale autonomia operativa al
                riguardo, fu il fatto di non voler accogliere i figli degli interessati, man-
                dati presso di lui per svolgere il «noviziato» o «scuola di negotii» . Nello
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                scongiurare questa prospettiva, una sorta di garanzia per i soci di mag-
                gioranza, dovette concorrere anche la funzione di vigilanza che la loro
                presenza avrebbe velatamente esercitato sul Garzoni e sul suo operato,
                poi trasmesso in patria. Da qui la volontà, nel rinnovo societario, di
                avocare a sé la selezione del personale, sostituendo la vecchia clausola
                con una che gli desse più ampia facoltà in merito .
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                   Nei fatti pare che la selezione non fosse più così rigorosa: le maglie
                si erano in qualche modo allargate e il fattore clientelare dovette avere
                il suo peso nella scelta del personale. Del resto, in sede di accordi con-
                trattuali un socio poteva richiedere espressamente l’impiego di un suo
                uomo da mandare in Spagna in qualità di ‘giovane’. Era quanto faceva
                il marchese di Castelforte di Madrid, socio accomandante per la «Ginori-
                Cavalli & C.» di Cadice nel 1674, che nel far sentire tutto il peso del suo


                   66  La scritta della «Paolo Garzoni & C.» di Cadice del 1672 recita: «Che sia sempre
                in facoltà di detti Signori Orsetti di mandare uno o due giovani, come a loro parrà
                […]», Asl, Corte dei mercanti, Libri delle date, vol. 91, cc. 137v-139v, 138r.
                   67  Asl, Archivio Garzoni, 62, nn. 259 e 263; Siviglia-Lucca, Paolo Garzoni a An-
                drea Garzoni, 20 febbraio e 11 giugno 1680, cc. n.n.
                   68  In vista del rinnovo societario, nell’ottobre 1679 Garzoni era pronto a concedere a
                un dipendente il complimento e la partecipazione di un terzo agli utili del negozio, ma
                solo «a conditione che li giovani e gente di servitio di casa dependano totalmente da me
                tanto in condurli e stipendiarli che di licentiarli secondo mi tornerà comodo», ivi, n. 300,
                Paolo Garzoni al fratello Lodovico,17 ottobre 1679, cc. n.n.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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