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182 Vincenzo Pintaudi
Ciò faceva pensare che si trattava solo di qualche privilegio esclusivo,
senza voler effettivamente alterare o modificare la propria politica eco-
nomica in materia di legislazione fiscale. Sulla base di ciò, le relazioni
commerciali tra i due paesi offrivano molti punti su cui poter avviare
una negoziazione. I componenti della commissione ricordavano che già
nel 1823 era stato proposto al governo napoletano di porre le bandiere
delle rispettive marine sullo stesso piano; mentre molti paesi avevano
accettato, il governo napoletano aveva rifiutato. Nel 1827 il console
britannico a Napoli aveva informato il Foreign Office che i bastimenti
napoletani esportavano olio in Gran Bretagna pagando meno dei ba-
stimenti inglesi; ciò induceva il governo inglese ad imporre dazi addi-
zionali sull’importazione di oli su navi napoletane nel Regno Unito .
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Era opinione della commissione che, stipulando un nuovo trattato, il
governo napoletano poteva ottenere i vantaggi richiesti, e porre fine a
questo sistema di inutile guerra commerciale, come nel caso dell’olio,
in cui i vantaggi erano garantiti ad un solo paese.
Il sistema fiscale napoletano non offriva molte opportunità per
una crescita delle relazioni commerciali; la maggior parte degli articoli
di produzione britannica, di importanza rilevante per il commercio con
il Regno delle Due Sicilie, erano colpiti da dazi esorbitanti. Ciò dan-
neggiava non solo il commercio, ma anche il mercato napoletano, in
quanto, una tassazione meno elevata, poteva far abbassare i prezzi dei
prodotti. Tali prodotti erano, principalmente, i pesci salati, che paga-
vano un dazio che arrivava anche al 100% del valore; ciò aveva deter-
minato un calo del suo consumo tra il 60-70%. Altri pesci, come sar-
dine e aringhe, pagavano dazi d’ingresso enormi. Lo zucchero aveva
un dazio del 57%, che, in alcuni casi, poteva raggiungere anche il
150% del suo valore.
Il dazio sul ferro variava da 100 al 115% del suo valore e le barre
di stagno erano ugualmente tassate; i prodotti di cotone e lana britan-
nica erano tassati allo stesso modo. Nonostante ciò – proseguiva il re-
port della commissione – molti dazi che colpivano i prodotti napoletani
in Gran Bretagna erano stati ridotti: barilla da 11£ per tonnellata a
2£, lo zolfo dal 15% per tonnellata al 10%, la seta greggia veniva esen-
tata, il vino dal 7% all’1% al gallone, dando grandi benefici al commer-
cio napoletano . In conclusione, i componenti del Board of Trade
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erano dell’opinione che il governo napoletano doveva dimostrare di es-
sere disposto a rivedere i propri dazi e ad introdurre misure più libe-
rali; in tal caso la commissione avrebbe sollecitato il Parlamento ad
adottare misure vantaggiose nei confronti del Regno delle Due Sicilie.
72 Ivi, p. 12.
73 Ivi, p. 14.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)