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                Ministro degli Esteri inglese faceva pervenire a Napoli i punti su cui
                poter avviare la trattativa :
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                    1)  Reciprocanza perfetta; assimilazione della bandiera inglese a
                quella delle Due Sicilie nei porti del Regno e viceversa a favore della
                Real bandiera nei porti della Gran Bretagna; ciò tanto per i diritti di
                navigazione, quanto per quelli di dogana, all’importazione e all’espor-
                tazione.
                    2)  Rinunzia da parte dell’Inghilterra alla riduzione del 10% a con-
                dizione che una simile rinunzia fosse richiesta anche alla Francia con
                altro Trattato da stipularsi.
                    3)  Riduzione, da ambo le parti, sui diritti d’importazione per quei
                prodotti britannici e prodotti delle Due Sicilie che potevano favorire lo
                sviluppo del commercio reciproco senza recar pregiudizio alle rispet-
                tive industrie.
                    4)  Il presente Trattato doveva durare dodici anni, rimpiazzando
                quello del 1816, il quale sarebbe tornato in vigore allorché trascorsi i
                dodici anni, l’attuale Trattato non si rinnovasse o non si stipulasse
                un’altra Convenzione.
                    Il governo del Regno delle Due Sicilie si mostrava disposto alla
                trattativa.  Ferdinando  II  istituiva  una  commissione   di  esperti  col
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                compito di valutare le proposte britanniche per la stipulazione di un
                nuovo trattato. Sulla questione nascevano all’interno del Regno napo-
                letano due fazioni , gli oppositori e i fautori al nuovo trattato commer-
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                ciale con la Gran Bretagna.



                e di commercio tra l’Inghilterra e la Francia col Regno delle Due Sicilie, Stabilimento
                tipografico dell’Ateneo, Napoli, 1840, pp. 57-58.
                   96  E. Pontieri, Il riformismo borbonico nella Sicilia del Sette e dell’Ottocento cit.,
                p. 299.
                   97   La  commissione  era  composta  dal  Presidente  della  Consulta  Generale  del
                Regno, Marchese di Pietracatella, da i Consultori Caropreso e Capone, dal Procu-
                ratore Generale della Corte dei Conti Giustino Fortunato, dagli Amministratori Ge-
                nerali dei Dazi indiretti Principe Dentice e Cav. De Liguori, dal Presidente del Tri-
                bunale del Commercio Maresca e dal Conte Ferdinando Lucchesi Palli dei Principi
                di Campofranco. Venivano inoltre richiesti i pareri del Presidente del Consiglio dei
                ministri, del Direttore generale della Polizia Del Carretto, del Luogotenente generale
                di Sicilia Duca di Laurenzana e del Ministro degli Interni Santangelo. Cfr. E. Pon-
                tieri, Il riformismo borbonico nella Sicilia del Sette e dell’Ottocento cit., p. 301.
                   98  Le divergenze erano tra i sostenitori del protezionismo, considerato la causa
                precipua dello sviluppo dell’economia napoletana dopo la Restaurazione e quelli
                del liberismo. Per il mantenimento del protezionismo e quindi per un rifiuto delle
                offerte britanniche, si schieravano il Presidente della Consulta Generale del Regno
                Ceva-Grimaldi, il Marchese Pietracatella e Giustino Fortunato; fautori invece del
                liberismo e quindi delle offerte inglesi erano il Principe di Cassaro,  il  Marchese
                Maresca e il Conte Lucchesi Palli. Per il dibattito tra fautori e oppositori al nuovo



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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