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36 Carlo Taviani
Alla corte di Mantova i mercanti genovesi facevano arrivare cavalli
di pregio dal Maghreb . Con uno degli arrivi, Giacomo aveva inviato
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anche degli esperti addestratori di cavalli dell’area di Tlemcen, a sud
di Orano. Alcuni di questi cavalli assieme agli addestratori vennero poi
mandati dal marchese di Mantova al marchese di Saluzzo. Questi non
aveva alcuna intenzione di far tornare le persone che erano arrivate
dal Maghreb e le tratteneva contro la loro volontà. A quel punto era
possibile attendersi ritorsioni nei confronti di Giacomo da quanti ri-
chiedevano lecitamente che gli addestratori tornassero nell’area di
Tlemcen. Loisina, che aveva vissuto per gran parte della sua vita co-
niugale e continuò a vivere separatamente dal marito, a Genova, mise
in campo le sue conoscenze e una specifica strategia per risolvere il
conflitto. Una serie di lettere documenta il modo in cui riuscì a far leva
sugli interessi di Francesco Gonzaga.
In quel periodo, come si evince dalla stessa lettera di Loisina, il
marchese di Mantova era interessato ai benefici vacanti, quelle cariche
ecclesiastiche che venivano attribuite dal pontefice, sulla base di rela-
zioni personali e politiche e che producevano introiti . Si poteva trat-
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tare di grandi redditi, come quelli prodotti dai benefici maggiori, quali
le commende di abbazie importanti, o anche di prebende minori. Per
le conformazioni statuali dell’Italia centro-settentrionale di medie di-
mensioni, come Ferrara e Mantova, tali benefici non erano solamente
importanti dal punto di vista finanziario, ma anche in quanto contri-
buivano a tessere concretamene i rapporti con lo stato della Chiesa .
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19 Sono diverse le lettere dei Marihoni che menzionano l’invio di cavalli di pregio.
Si veda almeno: Asm, Archivio Gonzaga, 757, c. 297, c. 304, c. 310, c. 311 e c. 350.
Si trattava di cavalli detti “barbari” (da Barberia), che erano molto importanti per
gli allevamenti mantovani. A partire dai primi decenni del Cinquecento, il termine
“barbaro” non fu utilizzato più solo per indicare gli esemplari che provenivano dal
Nord Africa: una volta divenuti famosi per la loro velocità, così anche vennero chia-
mati i cavalli di casa Gonzaga. Il termine venne a quel punto declinato come «bar-
bari naturali», con riferimento agli individui portati dal Nord Africa e «barbari della
casa», che connotava gli individui selezionati dagli allevamenti dei Gonzaga. Si veda
M. Cooley, The Perfection of Nature. Animals, Breeding, and Race in the Renaissan-
ce, The University of Chicago Press, Chicago, 2022, p. 95.
20 Sui benefici vacanti tra Quattrocento e Cinquecento, si veda A. Prosperi, «Do-
minus beneficiorum». Il conferimento dei benefici vacanti tra prassi curiale e ragioni
politiche tra '400 e '500, in P. Prodi e P. Johanek (a cura di), Strutture ecclesiastiche
in Italia e in Germania prima della riforma, Il Mulino, Bologna, 1984, pp. 51-86. Su
Mantova, si veda R. Benedusi and G. Manzoli, La Chiesa mantovana e la Sede
Apostólica nella documentazione dell'Archivio Storico Diocesano di Mantova, in Re-
nata Salvarani (a cura di), I Gonzaga e i papi: Roma e le corti padane fra Umanesimo
e Rinascimento (1418 - 1620). Atti del convegno Mantova - Roma, 21 - 26 febbraio
2013, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2013.
21 Si veda in particolare A. Prosperi, «Dominus beneficiorum». Il conferimento dei
benefici vacanti tra prassi curiale e ragioni politiche tra '400 e '500 cit., pp. 71-86.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)