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                    Alla corte di Mantova i mercanti genovesi facevano arrivare cavalli
                di pregio dal Maghreb . Con uno degli arrivi, Giacomo aveva inviato
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                anche degli esperti addestratori di cavalli dell’area di Tlemcen, a sud
                di Orano. Alcuni di questi cavalli assieme agli addestratori vennero poi
                mandati dal marchese di Mantova al marchese di Saluzzo. Questi non
                aveva alcuna intenzione di far tornare le persone che erano arrivate
                dal Maghreb e le tratteneva contro la loro volontà. A quel punto era
                possibile attendersi ritorsioni nei confronti di Giacomo da quanti ri-
                chiedevano  lecitamente  che  gli  addestratori  tornassero  nell’area  di
                Tlemcen. Loisina, che aveva vissuto per gran parte della sua vita co-
                niugale e continuò a vivere separatamente dal marito, a Genova, mise
                in campo le sue conoscenze e una specifica strategia per risolvere il
                conflitto. Una serie di lettere documenta il modo in cui riuscì a far leva
                sugli interessi di Francesco Gonzaga.
                    In quel periodo, come si evince dalla stessa lettera di Loisina, il
                marchese di Mantova era interessato ai benefici vacanti, quelle cariche
                ecclesiastiche che venivano attribuite dal pontefice, sulla base di rela-
                zioni personali e politiche e che producevano introiti . Si poteva trat-
                                                                   20
                tare di grandi redditi, come quelli prodotti dai benefici maggiori, quali
                le commende di abbazie importanti, o anche di prebende minori. Per
                le conformazioni statuali dell’Italia centro-settentrionale di medie di-
                mensioni, come Ferrara e Mantova, tali benefici non erano solamente
                importanti dal punto di vista finanziario, ma anche in quanto contri-
                buivano a tessere concretamene i rapporti con lo stato della Chiesa .
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                   19  Sono diverse le lettere dei Marihoni che menzionano l’invio di cavalli di pregio.
                Si veda almeno: Asm, Archivio Gonzaga, 757, c. 297, c. 304, c. 310, c. 311 e c. 350.
                Si trattava di cavalli detti “barbari” (da Barberia), che erano molto importanti per
                gli allevamenti mantovani. A partire dai primi decenni del Cinquecento, il termine
                “barbaro” non fu utilizzato più solo per indicare gli esemplari che provenivano dal
                Nord Africa: una volta divenuti famosi per la loro velocità, così anche vennero chia-
                mati i cavalli di casa Gonzaga. Il termine venne a quel punto declinato come «bar-
                bari naturali», con riferimento agli individui portati dal Nord Africa e «barbari della
                casa», che connotava gli individui selezionati dagli allevamenti dei Gonzaga. Si veda
                M. Cooley, The Perfection of Nature. Animals, Breeding, and Race in the Renaissan-
                ce, The University of Chicago Press, Chicago, 2022, p. 95.
                   20  Sui benefici vacanti tra Quattrocento e Cinquecento, si veda A. Prosperi, «Do-
                minus beneficiorum». Il conferimento dei benefici vacanti tra prassi curiale e ragioni
                politiche tra '400 e '500, in P. Prodi e P. Johanek (a cura di), Strutture ecclesiastiche
                in Italia e in Germania prima della riforma, Il Mulino, Bologna, 1984, pp. 51-86. Su
                Mantova,  si  veda  R.  Benedusi  and  G.  Manzoli,  La Chiesa mantovana e la Sede
                Apostólica nella documentazione dell'Archivio Storico Diocesano di Mantova, in Re-
                nata Salvarani (a cura di), I Gonzaga e i papi: Roma e le corti padane fra Umanesimo
                e Rinascimento (1418 - 1620). Atti del convegno Mantova - Roma, 21 - 26 febbraio
                2013, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2013.
                   21  Si veda in particolare A. Prosperi, «Dominus beneficiorum». Il conferimento dei
                benefici vacanti tra prassi curiale e ragioni politiche tra '400 e '500 cit., pp. 71-86.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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