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                sistema degli appaltatori privati, i gabellotti. Fino al 1490 era esistita
                l’Avaria, una tassa diretta sui patrimoni, gestita dal Comune; poi era
                stata abolita per la cittadinanza genovese e il Comune reperiva i pro-
                pri introiti attraverso le sole imposte indirette. L’abolizione della tas-
                sazione diretta era un processo che aveva interessato diverse altre
                strutture  territoriali  della  penisola  nei  decenni  e  nei  secoli  prece-
                denti .
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                    A Genova, per l’esistenza peculiare della Casa di San Giorgio, che
                era  divenuta  progressivamente  separata  dal  Comune,  gli  esiti  della
                istituzione della sola tassazione indiretta furono diversi da quelli di
                altre compagini politiche. Senarega sosteneva che i gruppi fazionari
                che miravano alla presa del potere fossero incentivati a promettere de-
                nari alle potenze esterne e ai loro eserciti, perché una volta al potere
                non avrebbero dovuto raccogliere il denaro sulla base di un meccani-
                smo di imposizione diretta dei tributi. Forniva dati piuttosto specifici:
                Giano  Fregoso  aveva  offerto  12.000  ducati  agli  Svizzeri,  Antoniotto
                Adorno 90.000 ducati al re di Francia e Ottaviano Fregoso 80.000 du-
                cati agli Spagnoli .
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                    In sostanza veniva scardinato il sistema del consenso, perché la
                tassazione indiretta rendeva meno percepibile alla popolazione il fatto
                che  le  imposte  andassero  a  coprire  esose  spese  militari,  quelle  che
                erano servite per finanziare la presa del potere a Genova. Inoltre le
                fazioni scaricavano sui ceti meno abbienti tali problemi, lasciando alle
                famiglie più ricche la possibilità di venir gravate delle spese militari in
                maniera  proporzionalmente  inferiore  rispetto  alla  situazione  prece-
                dente, quando contribuivano al budget militare attraverso un’imposta
                diretta sui loro patrimoni.
                    Di tale meccanismo estremamente destabilizzante si accorsero gli
                stessi esponenti delle fazioni, perché nel 1513 Ottaviano Fregoso, che
                aveva ripreso il dogato a Genova, fece votare una legge che sanzionava
                i membri delle fazioni che avessero tentato di riprendere Genova con
                un aiuto esterno .
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                    La scena politica di quegli anni a Genova fu interamente occupata
                dai Fregoso, che nei due decenni precedenti aveva costruito fitte rela-
                zioni, basate sui percorsi del loro esilio. Tali legami non erano episo-


                   26  A. Molho, Lo Stato e la finanza pubblica. Un’ipotesi basata sulla storia tardo
                medioevale di Firenze, in A. Molho, G. Chittolini e P. Schiera (a cura di), Origini
                dello Stato. Processi di formazione statale in Italia fra medioevo ed età moderna, il
                Mulino, Bologna, 1994, pp. 225-80.
                   27   Bartolomeo  Senarega,  De Rebus Genuensibus Commentaria ab anno 1488
                usque ad annum 1514, in Rerum Italicarum Scriptores, a cura di E. Pandiani, tomo
                24, parte 8, fasc. 1, Zanichelli, Bologna, 1929, p. 165.
                   28  C. Taviani, Lotte di parte. Rivolte di popolo e conflitti di fazione nelle guerre
                d’Italia (1494-1531), Viella, Roma, p. 126.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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