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Le reti dei mercanti e delle fazioni genovesi: commerci globali, guerre d’italia e... 37
Se i Gonzaga erano riusciti nell’intento di far nominare un loro
esponente, Francesco, alla carica cardinalizia, nel 1461, negli anni Ot-
tanta invece non si trovavano nella medesima situazione. Il cardinal
Gonzaga era morto nel 1483 e negli anni successivi nessun membro
di casa Gonzaga ottenne il cardinalato fino al 1506, complice in parte
la competizione tra due membri della stessa famiglia Gonzaga, Sigi-
smondo e Ludovico. Alcuni letterati ebbero la fortuna di ottenere dei
benefici tra Quattrocento e Cinquecento, ma come hanno messo in
luce Carlo Dionisotti e Adriano Prosperi non si trattava di una prassi
consolidata e tipica della temperie rinascimentale e un letterato poteva
avere le medesime difficoltà a ottenere un ufficio o una prebenda di
qualcuno impegnato in altre occupazioni . Da questo punto di vista i
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Gonzaga, tradizionalmente impegnati nel mecenatismo, potevano
avere tutto l’interesse a procurarsi l’accesso a tali istituzioni, per poi
assegnarle agli artisti da loro sostenuti.
Loisina si valse delle sue più strette relazioni famigliari. Il fratello,
Marco Cattaneo, era nell’entourage del cardinale Giuliano della Ro-
vere, della famiglia savonese. Giuliano, che divenne papa nel 1503
(come Giulio II), era molto potente all’epoca, anche perché un altro
ligure sedeva sul soglio pontificio, Innocenzo VIII Cibo . Nelle lettere
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vi sono diversi riferimenti al fratello, che avrebbe potuto aiutare Fran-
cesco Gonzaga nella ricerca di un beneficio.
La strategia utilizzata da Loisina si dimostrò efficace: il marchese
di Mantova si adoperò in favore di Giacomo e gli addestratori dei ca-
valli, che erano stati trattenuti dal marchese di Saluzzo, vennero libe-
rati. Nel gennaio del 1488 Loisina scriveva al marchese di Mantova per
ringraziarlo che per Giacomo tutto si era concluso per il meglio . I
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ringraziamenti venivano accompagnati da alcuni doni preziosi, che
Loisina, nel linguaggio deferente che caratterizzava il rapporto dise-
guale con il marchese, sminuiva come piccoli regali. Inviava una
“cassa moresca”, con profumi, ambra e olio di zibetto. Non si trattava
solamente di oggetti e materiali provenienti dal Nord Africa, ma anche
dall’Africa subsahariana, come testimonia l’olio di zibetto, una so-
stanza ottenuta dalla ghiandole secretorie di un piccolo mammifero (la
cosiddetta civetta africana, del genere dei viverridi) prevalentemente
diffuso in quell’area.
22 Ivi, p. 69 e C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi,
Torino, 1967, p. 70.
23 In attesa di nuovi approfondimenti si segnala che esiste un ulteriore punto
di contatto tra i Marihoni e i Della Rovere. Entrambe le famiglie commissionarono
delle opere al pittore Giovanni Mazone: i Marihoni la pala dell’Annunciazione nella
chiesa di Santa Maria di Castello a Genova e Giuliano Della Rovere gli affreschi e
la pala della cosiddetta Cappella Sistina a Savona.
24 Asm, Archivio Gonzaga, 757, 2 gennaio 1488, c. 350.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)