Page 206 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 reperti e, come su ogni altra questione, con opportuna menzione dei
                 più aggiornati ed autorevoli apporti storiografici e metodologici, in que-
                 sto caso di Ulla Rublack, Dressing Up. Cultural Identity in Renaissance
                 Europe, Oxford e a., 2010. Alle vesti di stoffa si affiancavano quelle di
                 metallo, le armature da indossare nel combattimento e in particolari
                 occasioni; se ne conservano di don Giovanni e di Ali Pascià.
                    Tutti gli oggetti in qualche modo connessi con la battaglia di
                 Lepanto, al di là del loro valore intrinseco e della loro originaria fun-
                 zione, assumevano un prezioso carattere di trofei. Fra questi si collo-
                 cavano per eccellenza bandiere e stendardi, spesso numerosi, su una
                 galera o su altra unità navale, per decorazione e per dar rilievo al rango
                 di chi ne fosse al comando o comunque a bordo. Un decimo degli esem-
                 plari catturati spettò personalmente al comandante supremo, don
                 Juan; complessivamente si calcola che ne siano stati raccolti oltre 400;
                 molto noti sono quelli esposti nella chiesa della Madonna della Quercia
                 a Viterbo, chiesa che menzioneremo di nuovo più avanti.
                    La costante visione dell’evento storico, Lepanto, e insieme la pro-
                 spettiva del presente fanno menzionare la restituzione nel gennaio
                 1965 al governo turco di uno stendardo ottomano sino allora conser-
                 vato nella basilica romana di Santa Maria Maggiore; l’atto suscitò com-
                 menti di segno diverso, anche perché in esso si univano due significati:
                 un gesto religioso di pacificazione e di dialogo ed un segno di rispetto
                 e amicizia fra stati sovrani. Il tema degli stendardi comprende anche
                 la menzione di quelli issati dalle galere della Lega cristiana, alcuni di
                 essi parimenti conservati in chiese e musei, esposti a suo tempo con
                 soddisfazione nelle celebrazioni della vittoria e più tardi trattati anche
                 come oggetti ‘religiosi’; si pensi peraltro che ogni galera cristiana era
                 anche luogo di preghiera e di celebrazioni religiose.
                    La più celebre delle Memorabilia di Lepanto è forse il crocefisso vene-
                 rato almeno da metà Seicento nella cattedrale di Barcellona e noto
                 come Sant Crist de Lepant, il cui culto è impegno specifico di una con-
                 fraternita. Un revival della devozione al Crocefisso di Lepanto si ebbe
                 fra il XIX e il XX secolo, in particolare sul finire degli anni Trenta,
                 quando la repubblicana Barcellona dovette cedere alle forze franchiste;
                 lo stesso Francisco Franco partecipò ad una processione di ringrazia-
                 mento e venerazione verso l’antico crocifisso, un omaggio il cui ricordo
                 è ancora richiamato con una opposta valutazione. Su questo punto,
                 come su ogni altro preso in considerazione, il nostro autore espone e
                 sostiene il suo convincimento, con riferimenti ad una bibliografia e ad
                 una massa di documentazione, personalmente esplorata, delle quali
                 mostra di gestire l’utilizzo con chiarezza e precisione esemplari.


                                                                                n. 47
                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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