Page 213 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   “Un simpaticissimo paese. Un nobilissimo popolo”.
                   Il Giappone di Felice Santini

                                                             DOI 10.19229/1828-230X/47112019

                      Nei suoi appunti dei primi anni Sessanta dell’Ottocento, Giuseppe
                   Ferrari, nel tentativo di inserire anche il Giappone nel proprio quadro,
                   del tutto ispirato da Vico, dei “corsi e ricorsi” storici – il quadro che gli
                   aveva permesso di individuare interessanti ma spesso azzardate cro-
                   nologie parallele tra Cina ed Europa – mostra bene tutto il disagio di
                   chi, pur dall’alto di un’erudizione straordinaria e con tutta la lettera-
                   tura francese sul Sol Levante di cui poteva disporre, deve affrontare
                   un’isola lontana ed esotica, ancora per troppi rispetti sconosciuta. Da
                   qui l’immagine di un Giappone come “Cina rovesciata”, dove hanno
                   luogo, ma differiti nel tempo, i medesimi conflitti che hanno animato
                   l’impero vicino, ma assai più grande e fondamentalmente nemico. Da
                   qui anche la felice immagine di un Giappone che sta alla Cina come
                   l’Inghilterra alla Francia, e più in generale all’Europa continentale. In
                   qualche modo, per il suo esser isola, non conquistabile, ma del tutto
                   legato alle sorti del “continente”, dal punto di vista istituzionale, reli-
                   gioso, in generale antropologico.
                      Solo ancorando il destino giapponese a quello cinese lo storico e
                   politico lombardo poteva in qualche modo “incasellare” il Giappone nel
                   suo quadro di una “World History” ante litteram. Il rapporto tra potere
                   civile e potere ecclesiastico, l’introduzione, laboriosa, di nuovi culti (il
                   buddismo), la difficoltà nel mantenimento del potere, e il rapido sus-
                   seguirsi di imperatori, riflettono, almeno in parte, il destino della Cina.
                   Eppure questo accade nella prospettiva di una «bizarre conversion don-
                   née à la civilisation chinoise [par le Japon]», talché «le Japon conserve
                   en présence des Chinois toute l’originalité de l’Angleterre en présence
                   de la France». Affascinato dalla storia del Giappone, nei suoi appunti
                   Ferrari tuttavia non riesce a sviluppare nessuno schema comparativo
                   efficace, appunta e cancella cronologie, azzarda ipotesi, non giunge ad
                   alcuna conclusione. Il Giappone è ancora troppo lontano. Gli appunti
                   si concludono con il riferimento al viaggio della nave, una corvetta a
                   vapore, o pirocorvetta, la Magenta. Dal viaggio Ferrari implicitamente
                                        1
                   attende qualche lume .



                      1  Tra le carte del Ferrari, conservate presso il Museo del Risorgimento di Milano si
                   trovano una serie di appunti riguardanti il Giappone (Archivio Ferrari, cart. 31, pl. 48,
                   fasc. “Japon”), ma solo molto confusi, e di difficile lettura. Da questi sono tratte le cita-


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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