Page 214 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                    Da una pirocorvetta all’altra, da un viaggio all’altro. Dal viaggio della
                 Magenta al viaggio della Garibaldi passano poco più di dieci anni.
                 Eppure i due vascelli sembrano viaggiare in epoche diverse, almeno
                 per quanto riguarda il Giappone. L’ignoto è divenuto noto. O quasi. C’è
                 stato il trattato del 25 agosto del 1866, a Jeddo (Yedo o Yeddo, ovvero
                 Edo, l’antico nome di Tokyo). Ci sono stati gli accordi successivi. Gli
                 insediamenti a Tokyo e Yokohama, e poi in altre località. Il Giappone è
                 entrato nell’orbita italiana. O piuttosto, l’Italia, neonata, in quella giap-
                 ponese. Gli scambi si sono intensificati, diplomatici, e commerciali, e
                 non solo nel settore (pionieristico) dei bachi da seta.
                    Declassata a corvetta (da fregata che era) la Garibaldi compie un
                 viaggio che si potrebbe ben definire epico, almeno per quel che riguarda
                 la storia della Marina Militare italiana, come del resto lo fu quello della
                 più piccola ed agile Magenta (che aveva circa 1000 tonnellate di stazza
                 lorda in meno). In pattuglia nel Mar Nero durante la guerra russo-
                 turca, la Garibaldi salpò per la sua circumnavigazione il 27 maggio
                 1879. Il corpo ufficiali era d’eccellenza, non solo Enrico Morin la
                 comandava, col grado di capitano di vascello, ma vi era a bordo il
                 futuro comandante della Marina regia, Paolo Thaon di Revel, il “duca
                 del mare” che ebbe vita lunghissima, essendo, come è noto, uno dei
                 protagonisti della fase finale del fascismo. Allora non aveva che ven-
                 t’anni, essendo nato a Torino nel 1859.
                    Il primo porto importante, toccato il 29 agosto del medesimo anno,
                 fu San Francisco – già significativa la colonia italiana in California –
                 mentre la guerra tra Perù e Cile condusse a Sud, sulla rotta pacifica
                 già di Humboldt, e Malaspina, la pirocorvetta, per proteggere gli italiani
                 presenti in loco, o mostrare quantomeno di essere presente come rap-
                 presentante del governo italiano. Fu un lungo stazionamento, fino a
                 guerra conclusa. Poi il 29 giugno 1881 risalì verso San Francisco, e
                 intraprese il grande viaggio orientale: Yokohama – di cui parleremo qui
                 – Hong Kong, Singapore, Batavia, Mahé, Aden, Suez e Porto Said. Un
                 viaggio terminato con l’imbarco di 135 italiani in fuga dall’Egitto, e dal
                 temerario passaggio del Canale di Suez, avanguardia di una serie di
                 navi che violarono il blocco inglese, ritenuto ingiustificato dal punto di
                 vista del diritto internazionale. Come la Magenta, anche la Garibaldi


                 zioni. Molto verosimilmente, presso l’archivio privato Porro, a Rovello Porro, vi sono altri
                 materiali riguardo all’interesse verso il Giappone di Giuseppe Ferrari. Per un inquadra-
                 mento della sua visione dell’Oriente, si veda M. Martirano, Filosofia, rivoluzione, storia.
                 Saggio su Giuseppe Ferrari, Napoli, Liguori, 2012, passim.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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