Page 57 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   Una proposta di riforma della ‘vita christiana’ nel primo Cinquecento in Italia  481


                      Innanzitutto, la concezione che i fondatori avevano delle opere di bene
                   presenta delle affinità con Lutero. Essi, infatti, criticano l’idea che tali
                   opere possano in quanto tali apportare meriti spirituali o contribuire alla
                   salvezza. Carioni afferma che «opere mechaniche, overo opere di exte-
                   riore misericordia, come è a servire a infermi, governare hospitali […]
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                   sono operationi grosse & ignobili» . Il frate ironizza su coloro che si ado-
                   perano in attività assistenziali senza curarsi di mortificare l’amor pro-
                   prio: «sono occupato tutto il tempo ad aiutare poveri, ò vero ad havere
                   cura di hospitali […] [ma non pensano se] in tali esercitij è alcuna imper-
                   fettione di negligentia, se vi è troppa curiosa solicitudine, se qualche
                   fumenti di laude fanno l’officio suo nella mente dell’operante, et se la ira
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                   et sdegno è in tutto bandita fuora di quello» . Questa posizione, lungi
                   dall’essere riconducibile a un’influenza luterana, è invece molto comune
                   tra gli esponenti dell’osservanza e della devotio moderna. Dice infatti il
                   vescovo domenicano osservante Giovanni Dominici (1356-1419): «Se io
                   distribuiro in cibo de poveri tutta la mia faculta cioe tutto il mio havere
                                                                                     99
                   & non havero charita non mi giovera & non mi fara per cosa alcuna» .
                      Anche Miani condivide la preoccupazione che dietro la distribuzione
                   delle elemosine si celi la superbia: nel 1532, in una chiesa di Brescia,
                   egli rimprovera alcuni suoi amici nobili che non tengono nascosta la
                   quantità di denaro che intendono donare ai poveri 100 . Thiene, analoga-
                   mente a Carioni e Miani, è critico verso l’elemosina fatta dai nobili vene-
                   ziani impegnati nell’ospedale degli ‘incurabili’: «Asai se afaticano per
                   Cristo in opere esteriori […] Io non faria conto de tutte le opere esteriori
                   né quatrini, se non sono confettate con le salze de questo sangue
                   sparso com tanto foco d’amore» 101 . Così, anche Zaccaria afferma che
                   «La elimosina senza charità non giova, anzi fa danno» 102 .
                      Qual è allora il motivo per cui alcuni di questi personaggi fondano gli
                   ospedali degli ‘incurabili’? Ai loro occhi le opere di misericordia possono
                   contribuire all’innalzamento spirituale dell’individuo solo se concepite
                   all’interno del percorso di mortificazione dell’amor proprio. Particolar-
                   mente significativo è il caso di Caterina da Genova, considerata la pioniera
                   della carità negli ospedali. Fieschi definisce il proprio lavoro assistenziale
                   tra gli ammalati non come attività altruistiche svolte con gioia, ma come


                      97  Opera, p. 159v.
                      98  Specchio, p. 73r.
                      99  Trattato della sanctissima charita, Symeone di Nicolo & Giovanni, Siena, 1513, p.
                   24r. Sull’Imitazione di Cristo, cfr. M. Von Habsburg Catholic and Protestant Translations
                   of the Imitatio Christi, 1425–1650: From Late Medieval Classic to Early Modern Bestseller,
                   Ashgate, Farnham, 2011, pp. 23-24.
                      100  A. Cistellini, Figure della Riforma pretridentina, Morcelliana, Brescia, 1979 (ed. or.
                   1948), p. 20n.
                      101  F. Andreu, Le lettere cit., p. 68.
                      102  G. Cagni, F. Ghilardotti, I sermoni cit., p. 140.


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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