Page 91 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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Stranieri eretici, propaganda e convivenza nell’Italia della guerra dei Trent’anni 515
razione dell’epopea valdese, non molta attenzione veniva data ai prote-
stanti al di fuori delle valli. Queste pagine non intendono sminuire la
centralità della vicenda valdese nel periodo, al contrario, ma semplice-
mente volgere uno sguardo alle esperienze dei riformati nel resto della
penisola tra gli anni venti e gli anni quaranta del Seicento. Ulteriori
ricerche potranno senza dubbio chiarire meglio le prassi di coesistenza
nell’Italia della Controriforma.
Più limitatamente, questo saggio intende domandarsi se e in che
misura gli stranieri protestanti che si recavano in Italia in quei decenni
fossero attivi in una qualche iniziativa coerente di propaganda reli-
giosa. All’interno di questa nuova storiografia, si intende poi sottoli-
neare il ruolo centrale e periodizzante della guerra dei Trent’anni per
quel che concerne la repressione: lo scoppio della guerra su scala euro-
pea acuì infatti l’azione cattolica di controllo, già sviluppatasi con l’af-
fermarsi del Sant’Uffizio ai vertici della Chiesa romana nel secondo
Cinquecento. Se a inizio Seicento, in un momento di crisi come quello
dell’Interdetto veneziano, vi erano stati spazi politici in cui alcuni pro-
testanti stranieri avevano saputo inserirsi con un vero tentativo strut-
turato di propaganda religiosa, la fine di quell’esperienza aveva aperto
una stagione in cui la Riforma non avrebbe più offerto una alternativa
politica vera e credibile, e in fondo, uno spazio di libertà, a quegli ita-
liani accarezzati dalle idee del dissenso.
Il controllo sugli stranieri residenti o in viaggio nella penisola,
all’esplodere della guerra dei Trent’anni, era divenuto un problema fre-
quentemente dibattuto nelle corrispondenze tra vertici e sedi locali
dell’Inquisizione. Con la bolla Romani Pontificis del 2 luglio 1622 Gre-
gorio XV si opponeva con forza alla tolleranza dei mercanti eretici: qua-
lora scoperti essi avrebbero dovuto essere processati o allontanati dal
5
Sant’Ufficio . Irene Fosi, facendo luce sugli spazi di coesistenza tra fore-
stieri protestanti e italiani nel Seicento, tratteggia una storia delle ini-
ziative di conversione degli stranieri tutto sommato lineare. Tuttavia,
proprio la necessità avvertita da Roma di ribadire con una bolla papale
le norme sul loro controllo palesa non solo la presenza nell’Italia del
primo Seicento di spazi di coesistenza che contravvenivano al quadro
normativo inquisitoriale, ma pure il bisogno avvertito al vertice di raf-
forzare l’azione repressiva.
L’avvio della guerra in questo senso rappresenta un piccolo punto
di svolta nelle attitudini della gerarchia, ancorché sul campo la situa-
zione non sarebbe cambiata di molto. Informazioni relative alla repres-
sione degli stranieri protestanti erano dunque diramate a tutte le sedi
5 Cfr. I. Fosi, Convertire lo straniero. Forestieri e Inquisizione a Roma in età moderna
cit., p. 32.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)