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Stranieri eretici, propaganda e convivenza nell’Italia della guerra dei Trent’anni 517
aprire “forzieri e bauli” data agli stranieri non alleviava i timori inqui-
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sitoriali relativi all’ingresso di testi proibiti . Casi significativi erano
poi quelli delle università degli Stati pontifici, come Bologna e Perugia,
dove spesso norme repressive si scontravano con pratiche più tolle-
ranti, anzitutto a motivo della considerevole natio germanica presente
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nel capoluogo felsineo .
Gli anni 1620-1650, decenni di conflitto europeo, segnarono una
chiara evoluzione nel modo in cui la questione fu affrontata. Anzitutto,
non in tutta Italia le regole furono applicate nella stessa maniera.
Inglesi, tedeschi, grigioni e olandesi furono di fatto tollerati a Venezia
e anche a Firenze, la cui corte era intrisa di contatti internazionali. Il
duca di Savoia ribadì invece la normativa di Gregorio XV, anche se pure
in Piemonte la gestione della presenza di mercanti svizzeri fu nella
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prassi più conciliante . Molto raramente costoro avevano intenzioni
proselitistiche: ciò a cui l’Inquisizione non rinunciò mai fu il tentativo
di limitarne i contatti con gli italiani. In ogni caso, come mostra Fosi,
lo stesso Sant’Ufficio si rese conto della difficoltà di attuare le direttive
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della Congregazione . Molti mercanti non fecero del resto mai pres-
sione affinché potesse essere loro concessa una cappellania religiosa,
mentre non mancavano le conversioni al cattolicesimo, spesso dura-
ture quanto la propria spedizione commerciale. A partire dalla fine degli
anni venti il clima si fece comunque più rilassato: non mancarono mai
i controlli, ma ci si rese conto che gli stranieri non potevano essere
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espulsi del tutto . Scriveva l’Inquisitore di Milano a Roma:
10 O. Di Simplicio (a cura di), Le lettere della Congregazione del Sant’Ufficio all’inquisi-
tore di Siena 1581-1721, con un saggio di H. Schwedt, EUT, Trieste, 2011. Cfr. M. Valente,
La via dritta della salute. Tolleranza e coesistenza nell’Europa dell’età moderna cit., p. 362;
G. Minnucci, L. Kosuta, Lo Studio di Siena nei secoli XIV e XVI. Documenti e notizie biogra-
fiche, Giuffré, Milano, 1989; L’Università di Siena. 750 anni, Monte dei Paschi, Siena, 1991;
cfr. I. Fosi, Stranieri in Italia: mobilità, controllo, tolleranza cit., p. 533.
11 S. Neri, C. Penuti (a cura di), Natio germanica Bononiae, II, Annales, 1594-1619,
Clueb, Bologna, 1999; G. Ermini, Storia dell’Università di Perugia, 2 voll., Olschki,
Firenze, 1971.
12 Cfr. I. FOSI, Convertire lo straniero. Forestieri e Inquisizione a Roma in età moderna
cit.; V. Lavenia, L’Inquisizione del duca. I domenicani e il Sant’Uffizio in Piemonte nella
prima età moderna, in C. Longo (a cura di), Praedicatores, Inquisitores-III. I domenicani e
l’inquisizione romana, Istituto storico domenicano, Roma, 2008, pp. 415-476.
13 Cfr. P. Schmidt, L’Inquisizione e gli stranieri, in L’Inquisizione e gli storici (Accademia
Nazionale dei Lincei, 24-25 giugno 1999), Bardi, Roma, 2000, pp. 365-372; Cfr. I. Fosi,
Stranieri in Italia: mobilità, controllo, tolleranza cit., p. 539.
14 Bav., Barb. lat. 6336, ff. 149r-v. 3 giugno 1628. All’inquisitore di Milano. «È stata
maturamente considerata la lettera di Vostra Reverentia del 5 ricevuta al 15 del passato
intorno ai […] mercanti heretici non confederati che per il traffico di mercantie costì
introdotte domandano a Vostra Reverentia licentia di fermarsi in cotesto Ducato, et s’è
risoluto come segue: prendere tempo con chi si presenta improvvisamente, ed essere
tolleranti con chi ha “negotio vecchio”».
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)