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130 Andrea Caracausi
un mestiere, cancellando l’ozio e trovando un’occupazione. Si trattava
di una concezione del lavoro che permetteva al povero di raggiungere
l’auto-disciplina e il rispetto di sé, dandogli il modo di mantenersi .
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L’idea di un ospizio centrale per i poveri, che insegnava arti e mestieri
e funzionava come intermediario del lavoro per i miserabili, troverà
un’eco molto forte presso le autorità cittadine europee . Nel corso del
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sei e settecento, inoltre, idee intorno «all’utilità della povertà» identifi-
cavano con chiarezza i vantaggi che si potevano trarre dal lavoro dei
poveri, diventando in tutta Europa un modello sempre più sistematiz-
zato . Prova di questi primi progetti in ambito padovano furono al-
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cune nuove istituzioni che sorsero per far fronte a questa situazione:
un istituto per l’internamento femminile, come il Monastero di S. Ma-
ria Maddalena (Zitelle), S. Maria del Soccorso, l’Ospedale dei Mendi-
canti. All’interno di questi istituti, così come nella Ca’ di Dio, il lavoro
era visto come una componente essenziale per ridurre la povertà e li-
mitare l’ozio.
A inizio Seicento, all’interno della Ca’ di Dio, circa 88 su 600 esposti
erano stati collocati al lavoro, anche se già dopo pochi mesi il 20% fece
ritorno nell’ente. La maggior parte erano ragazze e il lavoro era conce-
pito come un mezzo per educare e insegnare un mestiere. Nel corso
del secolo i maschi con più di otto anni erano inviati presso le botteghe
degli artigiani cittadini a imparare un’arte, mentre le femmine erano
impiegate come domestiche e facevano ritorno la sera nelle stanze
dell’Istituto. Durante la peste del 1630-31 si iniziò invece ad avviare
alcune produzioni interne, per l’impossibilità di mandarle all’esterno e
perché preoccupava la presenza di 40 ragazze circa che sarebbero di-
venute oziose. Tessitura di tela, incannatura e filatura di seta erano i
principali lavori scelti in relazione alla richiesta del mercato locale.
Nella seconda metà del Seicento le produzioni aumentarono, così come
le tipologie di lavori, come lavori a maglia, nastri, tele di lino e incan-
natura di seta. Anche all’interno dell’Ospedale dei Mendicanti, sorto
nel 1598 per recludere i poveri, si erano diffuse numerose lavorazioni.
Alcuni maestri di sartoria, calzature e maglieria, erano stati assunti
23 B. Pullan, La politica sociale della Repubblica di Venezia, 1500-1620, vol. I, Le
scuole grandi, l'assistenza e le leggi sui poveri, Il veltro, Roma, 2002 (I ed. 1982), pp.
260, 398, 400 (dentro l’Ospedale le ragazze imparavano a tessere «peroli et cordele»,
prodotti che ricorrevano spesso in questi istituti).
24 B. Geremek, Mendicanti e miserabili nell'Europa moderna: 1350-1600, Laterza,
Bari, 1989, p. 125.
25 C. Lis, H. Soly, Povertà e capitalismo nell'Europa preindustriale, Il mulino, Bologna,
1986, p. 163.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)