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                3. Lenta ripartenza

                   Le difficoltà di Castelnuovo proseguirono negli anni precedenti la se-
                conda guerra di Morea, tanto che agli inizi del 1714 il traffico risultava
                arenato a causa anche di un nuovo divieto ottomano ottenuto da Ra-
                gusa . L’inizio del conflitto rese definitiva la chiusura, in un contesto
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                di crisi generalizzata del commercio dell’Albania ottomana. Una rela-
                zione del 1726 del console a Durazzo Pietro Rosa segnalava che, mentre
                prima della guerra vi erano partenze da Durazzo a Venezia tutto l’anno,
                ora queste si riducevano al solo periodo luglio-ottobre, con un carico
                per non più di quattro-cinque bastimenti . Alla crisi del traffico si ag-
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                giunsero i problemi strutturali. Quando – terminata la guerra e iniziato
                «un periodo di stabilizzazione per l’Adriatico orientale…dopo un secolo
                e mezzo di tensioni e conflitti»  – prima il console Rosa e poi il Provve-
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                ditore Generale in Dalmazia Alvise 3° Mocenigo proposero la riapertura
                di Castelnuovo su sollecitazione di alcuni mercanti di Scutari, il Senato
                dovette  rinunciarvi  perché  il  lazzaretto  era  divenuto  impraticabile  a
                causa del «fallace» terreno sul quale era stato eretto .
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                   Fu necessario pensare a una nuova struttura. Il relativo progetto,
                con sei magazzini capaci di 1.800 colli e un molo per lo sbarco delle
                merci, venne approvato nel 1721, ma per alcuni anni non se ne fece
                nulla, nonostante il lazzaretto di Spalato risultasse a sua volta in ab-
                bandono .  Solo  dopo  un’esplicita  «supplica»  di  mercanti  albanesi  e
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                macedoni, appoggiati dalle autorità ottomane, l’idea venne ripresa e
                nel 1728 il Senato ordinò l’inizio dei lavori. Questi ultimi non furono
                particolarmente  solleciti,  tanto  che  nella  primavera  del  1731  non
                erano ancora stati completati. L’episodio di una tartana di Dulcigno
                che si stava indirizzando a Ragusa in mancanza di un lazzaretto alter-
                nativo (e che venne dirottata a Spalato solo grazie all’intervento del
                Provveditore  Generale  in  Dalmazia)  affrettò  il  completamento  del-
                l’opera, finalmente pronta per l’estate del 1732 .
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                   Si pensò subito a pubblicizzare la riapertura per rendere Castel-
                nuovo velocemente operativo, preparando trenta stampe per «diffon-


                   48  Asv, Ptm, 677, Psc Nicolò Contarini n. 19, 17.2.1714.
                   49  Nei restanti mesi dell’anno si accumulavano non più di 3-400 colli. Asv, Csm, s.
                I, 662, 22.8.1726.
                   50  E. Ivetic, Venezia e l’Adriatico orientale cit., p. 254.
                   51  Asv, Csm, s. II, 61, Dulcigno, parte I, Senato 15.4.1719; Ptm, 561, Pgdm Alvise 3°
                Mocenigo n. 79, 7.7.1719; Csm, s. II, Busta 17, n. 23, Psa 26.4.1720; A. Saraçi, Il com-
                mercio adriatico di Scutari cit., p. 104. Sull’opera di Alvise 3°, futuro doge, quale com-
                missario ai confini in quegli anni, cfr. W. Panciera, La definizione dei confini, cit.
                   52  R. Paci, La "scala" di Spalato cit., p. 126.
                   53  Asv, Csm, s. II, Busta 18, n. 222, Csm 10.7.1727; Ptm, 680, Psc Antonio Bembo
                12.7.1728; 6.10.1728; Psc Angelo Magno n. 14, 14.5.1731; Sr, 221, 15.3.1731 e all.ti.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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