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44 Guido Candiani
comportato la creazione di un nuovo acquedotto per l’acqua, necessa-
ria soprattutto all’espurgo della cera; erano stati inoltre restaurati
parte dei tetti, nonché l’abitazione per l’emiro, insieme a una serie di
interventi migliorativi di altre strutture. Rimase invece il problema di
nutrire adeguatamente i mercanti durante le contumacie, in man-
canza di un proporzionato numero di «vivandieri» .
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Queste iniziative fecero nuovamente confluire a Castelnuovo molte
mercanzie che sarebbero altrimenti approdate a Ragusa, ma provoca-
rono l’inevitabile reazione della Repubblica di San Biagio. Quest’ultima
si impegnava su due piani: a livello centrale con la Porta a Istanbul; a
livello periferico presso le autorità ottomane locali, alternando regalie
a velate minacce di non poter di pagare il tributo al sultano, ricavato
dagli introiti commerciali . Se a livello centrale il Bailo «reprimeva»
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con discreto successo le iniziative ragusee, a livello locale i rappresen-
tanti della Serenissima nelle Bocche – affiancati nei casi più gravi dal
Provveditore Generale in Dalmazia, massima autorità della provincia
– sembrano essersi mossi con maggiori difficoltà.
Nel 1742 un tentativo di contrastare Ragusa innescò un prolungato
duello con le autorità ottomane, in particolare con il «pascià» di Trebi-
gne . Lo scontro colpì nuovamente i traffici, ulteriormente danneggiati
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da una epidemia diffusasi nel territorio raguseo e che andò ad interse-
carsi con la grave pestilenza di Messina, determinando la chiusura delle
Bocche per motivi sanitari . Nell’autunno del 1746 il priore del lazzaretto
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sottolineava con un certo sconforto che le ventuno balle di lana prove-
nienti da Scutari, in quel momento all’espurgo, erano l’unica mercanzia
arrivata da quando era entrato in carica, due anni e mezzo prima; ancora
nel 1749 il successore lamentava che venissero alle contumacie più «pas-
seggeri» che mercanti . La crisi sembra essersi ripercossa sull’arma-
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mento bocchese perché, quando la congiuntura cominciò a tornare favo-
revole, si palesò una carenza di bastimenti disponibili . In realtà, i boc-
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chesi erano riluttanti a dirigersi in Albania soprattutto a causa
65 Asv, Ptm, 682, Psc Marco Querini n. 42, 26.6.1741; n. 46, 22.9.1741 e all. s.d., nota
spese materiali. L’acqua era «importantissima» anche per le contumacie, essendo gli ottomani
abituati a lavarsi tre volte al giorno. Ib., Psa, 382, Plc Giovanni Antonio Avanzi, 14.1.1770.
66 La minaccia di non poter pagare il tributo alla Porta in mancanza di agevolazioni
commerciali sembra essere stata una costante della politica ragusea. Cfr. A. Saraçi, Il
commercio adriatico di Scutari cit., p. 96.
67 Asv, Ptm, 682, Psc Marco Querini n. 51, 28.1.1742; Psc Giovanbattista Albrizzi n.
6, 1.7.1742; n. 10, 15.8.1742; n. 13, 23.10.1742 e all.ti.
68 Asv, Ptm, 682, G. Albrizzi n. 15, 29.11.1742; n. 21, 6.5.1743; n. 24, 10.8.1743.
69 Asv, Psa, 382, Teodoro Maria Bona, 30.10.1746; Lorenzo Marconi, 20.5.1749.
70 Nel 1746-47, a fronte di una notevole disponibilità di lana a Durazzo, il console
veneto chiese inutilmente l’invio di bastimenti per caricarli. Asv, Ptm, 683, Psc Marino
Donà n. 15, 14.8.1746; Psa, 382, Plc Teodoro Maria Bona, 14.2.1748.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)