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Sanità e controllo mercantile alle Bocche di Cattaro: il lazzaretto di Castelnuovo 45
dall’ostilità dei dulcignotti, impegnati con qualsiasi mezzo a conseguire
un proprio monopolio sul traffico. Essi si mostravano peraltro abili nello
sfruttare qualsiasi opportunità: una crisi alimentare che colpì le Bocche
nel 1748 li portò a trasportare frumento fino a Cattaro .
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4. Affermazione definitiva
Per la definitiva ripresa del traffico si dovette attendere il giro di boa di
metà secolo. Nel 1751 il Provveditore Straordinario di Cattaro Valerio An-
telmi registrava con particolare soddisfazione la presenza stabile degli
emiri a Castelnuovo e Risano, che favoriva un sempre maggior concorso
di merci a dispetto dei torbidi che stavano agitando Scutari. Due anni
dopo il successore Giovanni Antonio Moro poteva scrivere che le merci si
facevano «di giorno in giorno più affluenti», tanto che il lazzaretto comin-
ciava a risultare piccolo, mentre il priore Ottavio Marconi ne proponeva
un nuovo restauro (realizzato però, con un nuovo approdo, solo nel
1768) . Si stava finalmente riproponendo la favorevole congiuntura di
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inizio Settecento, forse incentivata anche dalla neutralità veneziana nella
guerra dei Sette Anni. Nel 1756 il successore di Marconi segnalava che il
concorso delle mercanzie provenienti dall’Albania ottomana era tale da
riempire tutti gli spazi per gli espurghi. L’anno dopo il Provveditore
Straordinario Giustino Boldù rilevava con «giubilo» il sempre maggiore
afflusso di merci, a scapito non solo di Ragusa, ma anche di Trieste: pren-
dendo quale esempio la lana, gli arrivi erano più che raddoppiati, pas-
sando dalle poco più 1.100 balle (1.165) del 1753 alle quasi 2.500 (2.435)
del 1757. Nel 1755 la mancanza di spazio aveva spinto a contravvenire
alle regole sanitarie, tenendo fuori lazzaretto una parte delle mercanzie
destinate alla contumacia, e Boldù fece di conseguenza erigere quattro
nuovi tezoni per l’immagazzinamento della lana. Nonostante le leggi ri-
servassero Castelnuovo alle sole provenienze dall’Albania, la scala comin-
ciava ad attirare merci provenienti anche da altri territori dell’Impero Ot-
tomano: nel 1753 una galea e una galeotta del Capitano del Golfo ven-
nero fatte intervenire per impedire lo sbarco di un carico di cotone
arrivato da Salonicco a bordo di una tartana .
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71 Asv, Ptm, 683, Psc Vincenzo Gritti n. 10, 15.9.1747; n. 12, 10.10.1747; n. 23,
29.4.1748; n. 25, 6.6.1748; n. 33, 10.10.1748; n. 37, 27.12.1748; A. Saraçi, Il commer-
cio adriatico di Scutari cit., p. 146.
72 Asv, Ptm, 684, Psc Valerio Antelmi n.11, 20.4.1751; n. 14, 20.7.1751; n. 16,
21.8.1751; Psc Giovanni Antonio Moro n. 7, 18.11.1753; Psa, 382, O. Marconi, 5.10.1753;
456, Pgdm Antonio Renier, 28.6.1768 e all. 1.6.1768. La famiglia Marconi aveva una lunga
tradizione di servizio alla Repubblica e un suo membro era stato anche priore del lazzaretto
di Spalato. Cfr. ib., 432, Psc Daniele Renier, 29.1.1759, all. memoriale s.d.
73 Asv, Ptm, 684, Psc Giovanni Antonio Moro n. 7, 18.11.1753; Psa, 432, Psc Giu-
stino Boldù 20.9.1755, all. Plc Ottavio Marconi a Boldù, 15 (o 17).9.1755; 382, Priore
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)