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                   Grazie  a  Castelnuovo,  la  Serenissima  si  stava  assicurando  un
                flusso riservato di merci dirette a Venezia il cui trasporto era appan-
                naggio di bastimenti sudditi. Il citato Boldù riteneva che tutte le mer-
                canzie espurgate nel lazzaretto si indirizzassero verso la Dominante,
                grazie all’impiego incrociato di fedi di sanità, manifesti di carico e bol-
                lette a stampa che riportavano qualità e quantità di ciò che era imbar-
                cato . L’esclusività degli invii a Venezia su bastimenti sudditi venne
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                ribadita nel 1760 dal successore Daniele Renier e ancora una ventina
                di anni dopo dal priore Angelo Stefano Marconi . Riguardo al traffico
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                tra l’Albania e Castelnuovo, si confermava invece il fallimento del ten-
                tativo di attribuirne il monopolio ai bocchesi. Renier doveva segnalare
                come gli arrivi fossero rappresentati soprattutto da bastimenti dulci-
                gnotti e l’anno successivo il Provveditore Straordinario di Cattaro Pie-
                tro Angelo Magno – dopo aver sottolineato a sua volta la frequenza
                degli approdi – rimarcava che i vettori fossero in gran parte dulcignotti
                e «altri» sudditi turchi. Inoltre, se la riuscita di un asse commerciale
                Durazzo-Castelnuovo-Venezia poteva considerarsi realizzata, diverso
                appariva il discorso in relazione al più generale traffico dall’Albania
                ottomana. Nel 1764 il Capitano del Golfo Pietro Marcello rilevava come,
                almeno in quella fase, le merci provenienti dall’Albania si indirizzas-
                sero in buona parte verso Trieste e Ancona, mentre solo il sovrappiù
                era diretto a Venezia . Va tuttavia osservato che la forte presenza di
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                bastimenti veneti a Trieste sembrerebbe indicare che i sudditi della
                Serenissima avessero una quota rilevante anche dei traffici tra l’Alba-
                nia ottomana e gli scali non veneziani e, più in generale, che Venezia
                riusciva comunque a deviare presso i propri mercati una parte delle
                merci che dall’Albania arrivavano ad Ancona e Trieste .
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                   Dalla metà del Settecento, pur con momenti di crisi, il commercio
                attraverso Castelnuovo si mantenne dinamico fino alla caduta della


                Quinto Alessandro Superchi, 21.9.1756; Priore Alessandro Marconi, 15.9.1757; Csm,
                s. I, 557, G. Boldù, 23.10.1757.
                   74  I manifesti di carico elencavano tutte le polizze di carico delle merci che erano state
                via via caricate, registrando il destinatario delle merci, la quantità e qualità del carico e
                le marche di identificazione dei colli imbarcati. T. Pizzetti, Con la bandiera del protettor
                San Marco, II cit., pp. 277-278.
                   75  Asv, Csm, s. I, 560, Pgdm Francesco Diedo 12.8.1760, all. D. Renier a F. Diedo
                8.7.1760; Psa, 683, A.S. Marconi 18.9.1781.
                   76  Asv, Ptm, 685, n. 5, 13.3.1761; Csm, s. I, 557, P. Marcello, 7.3.1764.
                   77  Cfr. Asv, Csm, s. I, 762, relativa ai movimenti del porto di Trieste nella seconda
                metà degli anni Cinquanta; A. Saraçi, Il commercio adriatico di Scutari cit., p. 186. I
                bocchesi costituivano la maggioranza dei capitani mercantili che operavano nel porto di
                Trieste. V. Miklic, Le comunità greca e illirica di Trieste: dalla separazione ecclesiastica
                alla collaborazione economica (XVIII-XIX secolo), Università degli Studi di Trieste, Dotto-
                rato di Ricerca in Scienze Umanistiche, Indirizzo Storico e Storico Artistico, XXV ciclo,
                Anno Accademico 2012-13, p. 132.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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