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                5. Procedure sanitarie, controlli e loro elusione

                   Se la serietà della politica sanitaria della Serenissima poteva tal-
                volta frenare i traffici, essa offriva anche delle garanzie. Nel caso di
                Castelnuovo, ciò contribuiva, come già osservato, ad attirare la navi-
                gazione commerciale non solo dall’Albania ottomana, ma anche da al-
                tre regioni del Levante e perfino del Ponente . Le contumacie previste
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                erano quelle standard per gli arrivi dal Levante ottomano, fissate, in
                assenza di minacce specifiche, a 21 giorni per le persone e per alcune
                mercanzie, quali cordovani, cera e tabacco, e a 40 per altre, come lana
                e seta . Una volta arrivate le merci, il priore doveva farne «nota di-
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                stinta», consegnandone una copia ai guardiani e ai bastazi per iniziare
                gli espurghi e effettuare il controllo alla fine dei medesimi. La lana,
                maneggiata prima dell’espurgo esclusivamente con forconi e rastrelli,
                doveva essere bollita per un’ora, quindi lavata con acqua corrente e
                poi asciugata al sole; la cera era immersa in acqua salata per 48 ore.
                Dopo il lavaggio, la lana veniva messa in un magazzino la cui chiave
                era conservata dal mercante, che la lasciava a un suo uomo di fiducia
                a cui il personale del lazzaretto si rivolgeva a ogni riapertura; giornal-
                mente «rivoltata, maneggiata e rimaneggiata» da un bastazo ordinario,
                assegnato specificatamente a ciascun carico e coadiuvato da un certo
                numero  di  bastazi  soprannumerari,  quando  necessario  la  lana  era
                spostata  in  piccoli  «manipoli»  sotto  la  supervisione  di  uno  specifico
                guardiano .
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                   Alla fine della contumacia, il priore rilasciava una fede di «libera-
                zione» che doveva rimanere in copia nel collegetto di Castelnuovo. Ve-
                niva  quindi  rimballata  e  marcata  (la  lana,  diversamente  dalla  cera,
                sembra arrivasse senza marca) e restituita al proprietario, accompa-
                gnata da un attestato del priore che ne specificava la condizione, il
                numero  e  il  marchio  del  mercante,  la  destinazione  e  la  tipologia
                dell’espurgo  eseguito.  A  parte  le  diverse  modalità  dell’espurgo,  è


                   90  Nel 1746 ad esempio, nonostante i divieti, approdarono a Castelnuovo un basti-
                mento proveniente da Lisbona via Genova e Livorno e una tartana proveniente da Ge-
                nova via Civitavecchia. Asv, Psa, 432, Psc Marino Dona 23.11.1746 e all. s.d.; 382, Plc
                Lorenzo Marconi, 12.10.1749; Priore Ottavio Marconi, 20.10.1752.
                   91  Cfr. decreto del Senato del 19.5.1701 in N.E. Vanzan Marchini, Le leggi di sanità
                cit., I, Neri Pozza, Vicenza 1995, p. 470; Asv, Psa, 382, Plc Ottavio Marconi, 4.8.1754,
                all. 2.8.1754.
                   92  Ogni bastazo poteva controllare una quantità di mercanzie non superiore a un
                determinato limite, che nel caso della lana era 10 mila libbre durante l’estate e 8 mila
                d’inverno. Con queste limitazioni, le 250 mila libbre allo spurgo nell’autunno del 1777
                avrebbero richiesto il lavoro di almeno 25 bastazi. Asv, Psa, 382, Plc Ottavio Marconi
                5.5.1753,  all.  s.d.;  Antonio  Marconi,  24.8.1759;  Csm,  s.  I,  560,  Psc  Valerio  Antelmi
                16.3.1751; Giustino Boldù 27.3.1757.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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