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                Paolo Preto relativi ad altri territori della Repubblica 108 . D’altro canto, il
                contrabbando poteva anche essere una risposta a spinte economiche che
                prescindevano dalla semplice elusione fiscale. Nel caso del tabacco, la
                produzione dell’Albania, che nel 1754 era stimata a 15 mila balle annue,
                era solo parzialmente assorbita dal consumo di Venezia, che non supe-
                rava le 6-7 mila balle, sicché il sovrappiù trovava sbocco nell’esportazione
                illegale verso tutte le coste della Repubblica. La sovrapproduzione era tale
                che il dobrotino Vincenzo Tripovich, che aveva in quegli anni il partito del
                tabacco per Venezia, chiese di poterne esportare legalmente anche nei
                territori austriaci e pontifici 109 .
                   Nelle Bocche, l’accentuata articolazione delle coste facilitava gli sbar-
                chi clandestini, contrastati per motivi fiscali, ma soprattutto temuti per
                quelli legati alla salute. Nel 1732 la peste fece la sua comparsa a Pastro-
                vicchio, estendendosi poi fino allo stato raguseo: la causa fu individuata
                nello sbarco segreto di coltri, schiavine e sacchi di lana da parte di una
                «barca» proveniente da Durazzo nella casa di «Nicolò Casanegra, uomo
                ben opulento e perciò di partito, di credito e di autorità fra quella popola-
                zione» (popolazione che qualche decennio dopo un altro rappresentante
                veneziano avrebbe definito di «indole sempre indisciplinata, ardita e fe-
                roce…, solit[a] a non rispettare altro oggetto che quello del proprio inte-
                resse»). Per frenare il diffondersi dell’epidemia, il Provveditore Straordina-
                rio di Cattaro Angelo Magno dispose il distacco di una delle due galeotte
                a sua disposizione presso l’isola di San Nicola, posta di fronte a Budua e
                Pastrovicchio, inviando la seconda unità a incrociare lungo la costa. I
                controlli e il timore del contagio non frenarono comunque i contatti clan-
                destini. Un reclutatore cercò di superare il «confine sanitario» imbarcando
                uomini per un reggimento di fanteria dalmata: scoperto, venne immedia-
                tamente passato per le armi.
                   Nonostante  queste  punizioni  esemplari,  un  paio  di  anni  dopo  il
                Provveditore Straordinario Vincenzo Donà continuava a lamentare il
                fatto che i «negozianti» delle Bocche si preoccupassero esclusivamente
                del proprio guadagno, senza alcun «riflesso» ai pericoli sanitari. I pa-
                strovicchi sembrano essersi distinti nella renitenza alle leggi di sanità.
                Nel 1790 ad esempio, un loro gruppo, destinato alla contumacia nel
                lazzaretto di Castelnuovo, obbligò con la forza il patrone del trabaccolo


                   108  Asv, Csm, s. I, 666, Cvd Giovanni Antonio Maria Morana, 20.7.1791; 560, Psc
                Marco Querini 1.11.1740; P. Preto, Il contrabbando sul lago di Garda in età veneziana,
                in G. Borelli (a cura di), Un lago, una civiltà: il Garda, Verona, 1983, pp. 377-401; Id., Il
                contrabbando e la frontiera: un progetto di ricerca, in C. Ossola, C. Raffesin, M Ricciardi
                (a cura di), La frontiera da Stato a Nazione. Il caso Piemonte, Bulzoni, Roma, 1987, pp.
                311-327.
                   109  Asv, Csm, s. I, 560, Pgdm Vincenzo Grimani 24.8.1754 e all. s.d., supplica Vin-
                cenzo Tripovich.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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