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Da Pellestrina e dalla Laguna di Venezia a Eretz Israel           65


                    Brichà (‘fuga’ in ebraico), che li affidava poi all’organizzazione specifica
                    per  assistere  l’immigrazione  clandestina  verso  la  Palestina  creata
                    dall’Haganah. Il suo nome in ebraico, Aliya Bet, significava ‘immigra-
                    zione  n.  2’  (da:  Aliya,  ‘salita’  e  Bet,  ‘beta’,  come  la  seconda  lettera
                    dell’alfabeto), indicava cioè la seconda ondata di immigrazione dopo
                    quella dei 650.000 coloni che già si erano stanziati a partire dalla fine
                    dell’’800. Nella forma abbreviata Aliya B. richiamava anche il termine
                    ebraico Bilty Legalit per ‘illegale’ e complessivamente la denominazione
                    stava dunque a significare ’seconda immigrazione, illegale’. Il suo ruolo
                    per l’organizzazione dei viaggi dall’Italia, via mare ma anche con aereo,
                    è stato narrato con pagine intense, e anche autobiografiche, dall’ita-
                    liana Ada Ascarelli Sereni (1905-1997) che vi ebbe un ruolo da prota-
                    gonista .
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                       Ada Ascarelli veniva dalla buona borghesia romana, si era trasferita
                    in Israele nel 1927 con il marito Enzo Sereni, che aveva abbandonato
                    una promettente carriera universitaria scegliendo la vita del kibbutz.
                    Con la guerra, Enzo Sereni si era arruolato nelle compagnie ebraiche
                    incorporate nell’esercito britannico e nel maggio 1944 era stato para-
                    cadutato in Italia finendo però subito in mano ai tedeschi. Con la spe-
                    ranza di poterlo rintracciare, Ada Sereni si arruolava nell’assistenza
                    militare e  ̶  lasciati i tre figli in Palestina  ̶  nel luglio del 1945 era in
                    missione in Italia, dove con la copertura di assistente per i circoli mi-
                    litari palestinesi si inseriva nell’Aliya Bet ed era coinvolta in tutte le
                    questioni  della  sezione  italiana:  dall’acquisto  delle  navi,  ai  lavori  di
                    adattamento,  all’approvvigionamento,  alla  individuazione  di  porti
                    adatti per imbarcare i migranti, a organizzare la selezione di chi im-
                    barcare e i trasporti dai campi.
                       Quanto al marito, si verrà poi a sapere che, tratto immediatamente
                    in arresto, era stato deportato in Germania lasciando di sé un’ultima
                    traccia  a  Dachau.  Sarà  ricordato  nei  tre  seguenti  anniversari  della
                    morte con grande risalto dalla comunità ebraica romana e in partico-
                    lare dal settimanale «Israel» che dopo la liberazione di Roma aveva ri-
                    preso la pubblicazione. Colpisce che in nessuna di queste occasioni
                    compaia un cenno alla moglie, evidentemente preoccupata di mante-
                    nere la copertura opportuna nell’organizzazione di Aliya Bet  .
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                       Questa struttura si avvaleva di uomini (radiotelegrafisti e marinai)
                    del  Palyam,  la  sezione  navale,  costituita  nell’aprile  del  1945,  del
                    Palmàch (formazione militare semiclandestina creata in Palestina nel


                       21  A. Sereni, I clandestini del mare. L’emigrazione ebraica in Terra d’Israele dal 1945
                    al 1948, Mursia, Milano, 1973.
                       22  Vedasi: «Israel», XXXI, n. 12 del 15 novembre 1945; XXXI, n. 13 del 22 novembre
                    1945; XXXII, n. 5 del 21 novembre 1946; XXXIII, n. 11 del 27 novembre 1947.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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