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66 Marco Zanetti
1941) nonché, per la fornitura di automezzi, approvvigionamenti e
quant’altro necessario al trasporto e al mantenimento dei profughi,
anche della ben nascosta collaborazione della 462° Palestine General
Transport Company aggregata all’Ottava Armata britannica. La sezione
italiana di Aliya Bet era stata messa in piedi nel giugno del ‘45 da un
ex funzionario della polizia ebraica, Yehudah Arazi, che durante la
guerra si era dedicato all’acquisto di armi per l’Haganah ed era per
questo ricercato dagli inglesi con una taglia di mille sterline. Si spac-
ciava in Italia per “sergente Alòn” (all’occorrenza usava altre diverse
identità) e si avvaleva con discrezione della collaborazione degli uomini
dell’Haganah che erano nei battaglioni ebrei palestinesi presenti nelle
forze britanniche dislocate in Italia fin dal 1943, e poi nel 1944 aggre-
gati, insieme con altri ebrei di paesi del commonwealth britannico e
russi e polacchi, nella Brigata Ebraica (Hativah Yehudith Lochemeth).
Alla fine della guerra, la brigata era stata accampata a Tarvisio e lì,
nell’estate del 1945, i soldati ebbero modo di incontrare i sopravvissuti
e sentirne le testimonianze: non poté che scaturirne un forte impegno
per aiutarli in tutti i modi, eccessivo forse per gli inglesi che nel luglio
mandarono la maggior parte della brigata di stanza in Belgio ed
Olanda, mentre alcune compagnie restavano acquartierate a Mestre,
Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Bari . Vi erano ovviamente rapporti
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con le altre organizzazioni avviate in precedenza (come l’Ojri, il centro
italiano per la diaspora creato alla fine del 1944 ), con le organizza-
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zioni internazionali ebraiche (come l’Agenzia Ebraica , il Congresso
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Mondiale Ebraico il Joint ) e con le comunità ebraiche locali, in par-
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ticolare con quella di Milano, commissariata all’indomani del 25 aprile
dal Comitato di Liberazione Nazionale che vi aveva messo a capo un
esponente antifascista che diventerà di lì a poco presidente delle co-
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munità ebraiche italiane. In Italia si poteva contare su oltre 25
23 Cfr: AA.VV., Navi della Speranza, Aliya Bet dall’Italia 1945-48, Proedi ed., Milano,
2018, p. 81.
24 Ojri, Organization of Jewish Refugees in Italy, con il relativo comitato centrale
(Merkaz Lagola); oltre che delle primarie esigenze logistiche e di ospitalità, si occupava
di cultura (servizi formativi per bambini e adulti e attività culturali e ricreative) e delle
esigenze religiose (anche per provvedere cibi kosher); un dipartimento provvedeva inoltre
a aggiornare e pubblicare le liste dei profughi assistiti così da consentire le ricerche dei
parenti.
25 L’Agenzia Ebraica, operativa dal 1923, si occupava di facilitare l’immigrazione
ebraica in Palestina e di organizzare lì scuole, ospedali e difesa.
26 Il Congresso Mondiale Ebraico, fondato a Ginevra nel 1936, come federazione in-
ternazionale delle comunità e delle organizzazioni ebraiche.
27 Joint: American Jewish Joint Distribution Commitee, ente di assistenza ebraico,
fondato nel 1914.
28 Raffaele Cantoni; per queste notizie v. M. Toscano, La «Porta di Sion». L’Italia e
l’immigrazione clandestina ebraica in Palestina (1945-1948) cit., cap. 2.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)