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                1941)  nonché,  per  la  fornitura  di  automezzi,  approvvigionamenti  e
                quant’altro necessario al trasporto e al mantenimento dei profughi,
                anche della ben nascosta collaborazione della 462° Palestine General
                Transport Company aggregata all’Ottava Armata britannica. La sezione
                italiana di Aliya Bet era stata messa in piedi nel giugno del ‘45 da un
                ex  funzionario  della  polizia  ebraica,  Yehudah  Arazi,  che  durante  la
                guerra si era dedicato all’acquisto di armi per l’Haganah ed era per
                questo ricercato dagli inglesi con una taglia di mille sterline. Si spac-
                ciava in Italia per “sergente Alòn” (all’occorrenza usava altre diverse
                identità) e si avvaleva con discrezione della collaborazione degli uomini
                dell’Haganah che erano nei battaglioni ebrei palestinesi presenti nelle
                forze britanniche dislocate in Italia fin dal 1943, e poi nel 1944 aggre-
                gati, insieme con altri ebrei di paesi del commonwealth britannico e
                russi e polacchi, nella Brigata Ebraica (Hativah Yehudith Lochemeth).
                   Alla fine della guerra, la brigata era stata accampata a Tarvisio e lì,
                nell’estate del 1945, i soldati ebbero modo di incontrare i sopravvissuti
                e sentirne le testimonianze: non poté che scaturirne un forte impegno
                per aiutarli in tutti i modi, eccessivo forse per gli inglesi che nel luglio
                mandarono  la  maggior  parte  della  brigata  di  stanza  in  Belgio  ed
                Olanda, mentre alcune compagnie restavano acquartierate a Mestre,
                Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Bari . Vi erano ovviamente rapporti
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                con le altre organizzazioni avviate in precedenza (come l’Ojri, il centro
                italiano per la diaspora creato alla fine del 1944 ), con le organizza-
                                                               24
                zioni internazionali ebraiche (come l’Agenzia Ebraica , il Congresso
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                Mondiale Ebraico  il Joint  ) e con le comunità ebraiche locali, in par-
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                ticolare con quella di Milano, commissariata all’indomani del 25 aprile
                dal Comitato di Liberazione Nazionale che vi aveva messo a capo un
                esponente antifascista  che diventerà di lì a poco presidente delle co-
                                      28
                munità  ebraiche  italiane.  In  Italia  si  poteva  contare  su  oltre  25


                   23  Cfr: AA.VV., Navi della Speranza, Aliya Bet dall’Italia 1945-48, Proedi ed., Milano,
                2018, p. 81.
                   24   Ojri,  Organization  of  Jewish  Refugees  in  Italy,  con  il  relativo  comitato  centrale
                (Merkaz Lagola); oltre che delle primarie esigenze logistiche e di ospitalità, si occupava
                di cultura (servizi formativi per bambini e adulti e attività culturali e ricreative) e delle
                esigenze religiose (anche per provvedere cibi kosher); un dipartimento provvedeva inoltre
                a aggiornare e pubblicare le liste dei profughi assistiti così da consentire le ricerche dei
                parenti.
                   25   L’Agenzia  Ebraica,  operativa  dal  1923,  si  occupava  di  facilitare  l’immigrazione
                ebraica in Palestina e di organizzare lì scuole, ospedali e difesa.
                   26  Il Congresso Mondiale Ebraico, fondato a Ginevra nel 1936, come federazione in-
                ternazionale delle comunità e delle organizzazioni ebraiche.
                   27  Joint: American Jewish Joint Distribution Commitee, ente di assistenza ebraico,
                fondato nel 1914.
                   28  Raffaele Cantoni; per queste notizie v. M. Toscano, La «Porta di Sion». L’Italia e
                l’immigrazione clandestina ebraica in Palestina (1945-1948) cit., cap. 2.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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